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Draghi, ipotesi di proroga dello stato di emergenza oltre il 31 luglio. Salvini: “Non ci sono i presupposti per il rinnovo”

Lo stato d’emergenza non può finire il 31 luglio. Le indiscrezioni giornalistiche circolate nelle ultime ore parlano di un Mario Draghi deciso a prorogarlo fino a dicembre, nonostante le aperture di alcuni suoi ministri, da Mariastella Gelmini a Roberto Speranza, che nelle settimane passate si erano augurati un mancato rinnovo. Decidere di rinunciare allo stato d’emergenza da fine luglio, con la campagna vaccinale ancora in pieno svolgimento e un’immunità di gregge ancora lontana, significherebbe infatti togliere all’esecutivo la possibilità di prendere qualsiasi misura straordinaria in caso di un nuovo aumento dei contagi. Non solo, dovrebbero essere smantellate tutte quelle strutture e cancellate le figure ad hoc per la gestione dell’emergenza, dal Comitato tecnico scientifico a quella del commissario straordinario per l’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, che potrebbero essere ripristinate solo attraverso soluzioni normative ad hoc. Sarebbe anche impossibile imporre alla popolazione l’uso delle mascherine e il rispetto del distanziamento che, senza stato d’emergenza, sarebbero considerate violazioni della libertà individuale. Ma la soluzione non piace alla Lega, con Matteo Salvini che ha già fatto sapere che “non ci sono i presupposti per trascinare lo stato di emergenza”.

Da Palazzo Chigi trapela che la fuga in avanti di alcuni membri del governo non è piaciuta. Prima su tutte quella di Speranza, generalmente cauto sull’alleggerimento delle restrizioni anti-Covid, ma che nei giorni scorsi si era augurato un mancato rinnovo dello stato d’emergenza “per dare un segnale positivo al Paese”. Una posizione in contrasto però con la volontà del ministro della Salute, secondo quanto scrive La Verità, di mantenere comunque in piedi strutture come il Cts o la figura del commissario Figliuolo.

La polemica sullo stato d’emergenza si ripresenta quindi a 365 giorni di distanza dall’ultimo scontro tra il governo, allora guidato da Giuseppe Conte, e le opposizioni. In quell’occasione, Salvini e Meloni, all’opposizione, parlarono di “deriva liberticida”, chiedendo lo stop alla proroga visto il calo dei contagi. L’allora premier decise invece per un rinnovo fino al 15 ottobre: non farlo, spiegò, provocherebbe “un arresto del sistema di protezione costruito in questi mesi difficili. Si tratta di una scelta obbligata basata su motivazioni tecniche”. E aggiunse che non si doveva fare “confusione davanti alla popolazione, c’è qualcuno che è stato convinto che la proroga dello stato d’emergenza significhi il ritorno al lockdown, non è affatto così”.

Resta da capire quanto andrà avanti nel tempo un’eventuale proroga da parte del governo, anche se da ciò che trapela sembra che l’intenzione sia quella di portare la scadenza a fine anno, visto che le varianti, in particolare quella Delta diffusa in Inghilterra, preoccupano, con una campagna vaccinale ancora in corso e tutt’altro che conclusa. Senza dimenticare che sarà necessario risolvere la questione dei richiami di AstraZeneca agli under 60 che potrebbero causare ulteriori ritardi, anche perché si sta ancora discutendo sull’obbligatorietà della seconda dose con un farmaco diverso.

All’interno del governo, però, non c’è unità sulla proroga dello stato d’emergenza e il primo a esporsi è stato Salvini: “Non abbiamo ancora parlato con Draghi, ma a mio avviso non ci sono i presupposti per trascinare lo stato di emergenza. Credo sarebbe un bel messaggio, come dire il peggio è passato“, ha commentato. E ha poi giustificato la sua posizione con i dati del piano vaccinale: “Siamo al 95% di copertura vaccinale per gli over 80, i fragili sono tutti al riparo, dai 60 anni in su sono rimasti 3 milioni di italiani scoperti. Io sono per la libera scelta“. Sui ragazzi sostiene infatti che “occorrono cautele prima di somministrazioni di massa e open day”.

Più netta la posizione di Giorgia Meloni: “Apprendiamo dalla stampa che il governo Draghi starebbe pensando a una proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2021. Un’ipotesi che, se confermata, sarebbe folle e che come Fratelli d’Italia ci vede nettamente contrari. A un anno e mezzo dallo scoppio dell’epidemia non è più accettabile che le più elementari norme della democrazia e i principi dello Stato di diritto come la libertà di movimento e d’impresa possano essere calpestati o violati dal Governo nel nome dell’emergenza. Il 2021 deve essere l’anno del ritorno alla normalità. Il nostro ordinamento è in grado di gestire la pandemia con i poteri e gli strumenti ordinari di cui già dispone, nel rispetto della Costituzione e delle prerogative del Parlamento”.