Cronaca

Gianni Vattimo, il suo assistente 38enne andrà a processo per circonvenzione d’incapace

Secondo la ricostruzione della pm Giulia Rizzo, Simone Caminada ha approfittato della "generosità" e della "fragilità psichica" dello studioso per farsi elargire denaro e intestare polizze assicurative attraverso "costanti suggestioni e pressioni morali". Lui: "Mi difenderò nel processo". A sostegno della dichiarazione d'incapacità del filosofo la perizia del consulente dell'accusa

Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Torino ha rinviato a giudizio Simone Caminada, il 38enne brasiliano assistente-tuttofare e convivente del filosofo Gianni Vattimo, imputato di circonvenzione d’incapace perché – secondo la tesi del sostituto procuratore Giulia Rizzo – ha approfittato della “generosità” e della “fragilità psichica” dello studioso per farsi elargire denaro e intestare polizze assicurative attraverso “costanti suggestioni e pressioni morali“. La prima udienza è fissata al prossimo 27 ottobre. “Ci difenderemo nel processo, verranno a testimoniare gli amici di Vattimo disinteressati al suo patrimonio e spiegheranno come stanno le cose. Nel frattempo passeremo una buona estate”, ha commentato Caminada, mostrando il taccuino di Fidel Castro che secondo la Procura è uno dei beni sottratti in modo illecito. “Si tratta di un bloc notes che può avere al massimo un valore affettivo, ci sono appunti su elettrodomestici che Fidel Castro aveva provato quel giorno”, ha detto a Repubblica Torino.

A sostegno della dichiarazione d’incapacità di Vattimo c’è la perizia psichiatrica del consulente del pm Franco Freilone, che ha ritenuto che il filosofo possa soffrire di un deficit psichico, senza però riscontrare “elementi psicopatologici di natura psicotica o ascrivibili a demenza, o comunque tali da suggerire una compromissione dell’esame di realtà“. Gli esperti della difesa, invece (lo psichiatra Danilo Bettonte e la psicologa Denise Bisanti) hanno parlato di semplici, “lievi impacci cognitivi” dovuti all’età. “Noi abbiamo sostenuto che non ci fossero elementi a sostegno della tesi di circonvenibilità e avevano chiesto il proscioglimento. Una perizia ci dà ragione anche in civile” hanno spiegato, sempre al quotidiano torinese, i difensori Giacomo Gribaudi e Andrea Ferrero Merlino. “Il giudice ha deciso diversamente, ma questo è solo un passaggio procedurale, ci difenderemo strenuamente al processo”.