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Calabria, Nicola Irto ritira la sua candidatura a governatore e scatena la polemica nel Pd: “Nel partito stallo e troppi tatticismi”

Il re delle preferenze dei democratici, 12mila voti alle ultime regionali, ha scelto di sfilarsi, scatenando la polemica nel partito, tanto a livello locale che nazionale. Otto giorni fa la lettera a Letta per chiedere un intervento. Oggi la scelta, comunicata con una intervista all'Espresso

C’è chi insegue i grillini che in Calabria sono divisi in quattro, chi vuole appoggiare il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e chi vuole fare le primarie con il Pd. Tre federazioni provinciali del Partito democratico su cinque sono commissariate. Per non parlare della “trasversalismo” che, in Calabria, fa parte del dna dei democratici. Ognuno ha il suo feudo e in molti stanno facendo di tutto per “perdere tempo”, aspettando di capire quale sarà il gioco del centrodestra. Basti pensare che l’ex segretario regionale Ernesto Magorno, oggi esponente di Italia Viva, ha annunciato la sua candidatura a governatore e i bene informati lo vedono pronto a bussare alla porta di Spirlì e del centrodestra.

Il centrosinistra in Calabria gioca a perdere. Il candidato in pectore del Pd Nicola Irto lo sa e per questo otto giorni fa ha scritto una lettera a Enrico Letta chiedendo di intervenire per fare chiarezza sul percorso che il partito deve fare in Calabria fino alle elezioni regionali. Ma dal segretario nazionale non è arrivata risposta, al massimo qualche “adesso vediamo”, sussurrato da intermediari romani che la dice lunga sull’attenzione che il partito sta riservando alla Calabria.

Così Nicola Irto, re delle preferenze che alle ultime regionali ha incassato 12mila voti, il più votato del Pd in Calabria, ha scelto di sfilarsi. E lo ha fatto con un’intervista pubblicata stamattina al sito dell’Espresso a cui ha affidato tutto il suo sconforto per essere stato lasciato solo dal suo partito: “Appare di continuo – dice – una volontà di mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal Partito democratico calabrese e dagli alleati di centrosinistra: ma continuando a perdere tempo si lascia terreno alla destra e a De Magistris. Rinuncio quindi all’incarico e chiedo a Enrico Letta di trovare una soluzione per non continuare a svilire la dignità degli elettori e dei militanti del Pd in Calabria”.

Da Reggio Calabria a Roma, passando per Catanzaro, il “j’accuse” di Irto non ha risparmiato nessuno: “Il Pd deve cambiare, non solo per poter mettersi in gioco alle elezioni, ma con una nuova generazione che c’è, anche se viene vissuta con fastidio da chi pensa solo a fare carriera, ma non possiamo ridurci ai feudi, dobbiamo essere una comunità aperta. Non possiamo solo pensare con chi ci alleiamo: il Pd deve dire cosa vuol fare, se vuol parlare agli elettori.

“Parlano tutti di coalizione – ha sottolineato Irto – prescindendo dai programmi. La Calabria è allo stremo, per gli atavici problemi strutturali e per l’ulteriore anno di pandemia, eppure sembra non importare a nessuno. A volte mi sembra di essere l’unico che cerca di dare una visione di futuro, a pensare sia indispensabile un quadro netto di progetti, chiarezza per attuarli. Non basta infatti vincere, bisogna governare. Un partito che vuole essere attrattivo non può suddividersi in piccoli feudi. Né in Calabria, né altrove. Purtroppo intravedo questo schema anche al livello di governo: c’è troppa timidezza. Da mesi mi sgolo, ad esempio, affinché si affronti il tema della sanità in regione. Siamo ancora fermi. Intorno al tema sanità c’è il capitolo infrastrutture, ma neanche su quello si muove nulla. E al governo c’è il Pd: non da mesi, da anni. Ho visto stallo e tatticismo”.

In sostanza, è l’accusa di Nicola Irto, mentre lui ha dato il suo contributo per uscire dal guado, il suo partito e la coalizione del centrosinistra restano con il freno tirato. Non tengono il passo e qualcuno finanche briga con Forza Italia e la Lega: “Ho anche visto che c’è un trasversalismo, in pezzi del centrosinistra calabrese, dovuto ad interessi comuni con pezzi del centrodestra”.

Le parole di Irto pesano come macigni: “Ho steso un programma in questi mesi, l’ho condiviso con studenti, imprenditori, terzo settore, professionisti ma nessuno vuol discutere di contenuti: solo di tattica, credendo di prendere un voto in più. Allargare la coalizione è una cosa giusta e intelligente, ma non possiamo condannarci a muoverci con il bilancino. Pochi mesi fa mi hanno chiesto tutti di candidarmi e di iniziare una sfida titanica, il mio nome ha trovato d’accordo Zingaretti prima e Letta dopo. Ma ci sono stati troppi cambi di linea, troppe indecisioni, troppi pezzi di partito impegnati ognuno nella sua piccola trattativa. Non si è fatta chiarezza con il movimento Cinque Stelle, ad esempio. Io ho dato subito la mia disponibilità alle primarie proposte dalla Nesci. Ma ad oggi siamo fermi pure su quello, anche le forze a sinistra del Pd tentennano”.

L’impasse denunciata da Irto mette a nudo le fragilità di un partito che rischia di riconsegnare, per l’ennesima volta, la Regione alla Lega e a Forza Italia. La decisione di non candidarsi è presa e al momento, all’interno dei dem, sembra irrevocabile. Lo stesso Letta che, fino a stamattina, non aveva risposto alle lamentele di Irto oggi gli ha confermato la fiducia definendolo addirittura la “punta di diamante”. Il segretario nazionale ha cercato anche di tamponare ma poi ha liquidato il momento difficile con un “ne parleremo”: “In queste settimane – ha detto – erano in corso discussioni per allargare la coalizione, stavamo discutendo sulle primarie, voglio confermare la fiducia a Irto, nei prossimi giorni ne parleremo, manderò giovedì in Calabria il responsabile enti locali Boccia per arrivare a una decisione in questa settimana, la decisione deve essere quella di ridare speranza ai calabresi”.

Si schiera con Irto, invece, l’europarlamentare del Pd Pina Picierno: “Provo un senso profondo di scoramento per la decisione di Nicola Irto di rinunciare alla candidatura alla Presidenza della Regione Calabria. Si tratta di una scelta che era stata assunta all’unanimità dal Partito democratico calabrese. Tale scelta, però, ha incontrato difficoltà a causa della preoccupazione di alcuni dirigenti, in particolare Giuseppe Provenzano, riguardo la necessità di allargare il campo della coalizione. Purtroppo tutto ciò ha finito per affossare le fondamenta del Partito democratico in Calabria, a causa della foga di voler rincorrere le Sardine e Luigi De Magistris. Una scelta politica fallimentare che rischia di consegnare la Calabria nuovamente alla destra e di creare una distruzione della comunità democratica calabrese. La rinuncia di Irto – ribadisce la Picierno – è la drammatica rappresentazione di quanto alcuni dirigenti preferiscono giocare a fare ‘la sinistra’, ma finendo così per favorire la destra e i populisti”.

Alle parole dell’europarlamentare hanno replicato le Sardine con una nota in cui giudicano “maldestro il tentativo di tirarci in mezzo al dibattito scatenato dal ritiro di Nicola Irto dalla competizione elettorale. La nostra posizione – scrivono – è da sempre chiara netta e coerente: ci siamo spesi e ci spenderemo per la formazione di un campo largo e plurale capace di poter competere con un centrodestra a trazione leghista e fortemente aggressivo. Ci stupiscono le illazioni che in queste ore vengono indirizzate a Peppe Provenzano che ha sempre lavorato per allargare il perimetro delle coalizioni del centrosinistra con uno sforzo di generosità politica e senso della prospettiva politica di medio e lungo termine, per tentare di costruire alleanze larghe ed ampie a partire dalle forze che hanno sostenuto il governo Conte due. Questo sforzo alla partecipazione può e deve dispiegarsi anche in Calabria”.

E sul ritiro della candidatura di Irto, è intervenuto anche il candidato Luigi de Magistris: “Noi non facciamo campagna elettorale sugli altri partiti, perché noi dobbiamo conquistare le calabresi e i calabresi, ma quando il fino a poco tempo fa segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti affermava che il suo partito pensa più alle poltrone che agli interessi del Paese e quando il candidato alla presidenza della regione Calabria per il Pd dice che il partito è in mano ai feudi, qualche problemino evidentemente esiste da quelle parti ed allora mi sento di fare un appello alle donne e agli uomini di quel partito che non sono compromessi con il sistema di venire con noi per rompere il sistema e costruire il buon governo”.