Diritti

Saman Abbas, indagati i genitori e lo zio: continuano le ricerche della 18enne. La sindaca convoca sit-in di solidarietà in piazza

La prima cittadina di Novellara (Reggio Emilia) a ilfattoquotidiano.it: "Tutti la descrivono come una ragazza vivace, sveglia, arguta e molto determinata. Il problema è quando queste persone sono fuori da tutti i radar noi non riusciamo a intercettare per tempo le loro richieste d'aiuto"

Continuano le ricerche di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da più di un mese in provincia di Reggio Emilia: i carabinieri stanno perlustrando da ore i campi tra Novellara, dietro l’azienda agricola dove viveva la famiglia, e Reggiolo. Si cerca nei canali di irrigazione, ma anche nelle porcilaie di tutta l’area. Intanto la procura ha iscritto nel registro degli indagati i genitori e lo zio della ragazza. Al momento, a far temere per la sorte di Saman, sono le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza la sera del 29 aprile scorso: nel video si vedono tre persone con due pale e un secchio, un sacchetto azzurro e un piede di porco uscire dal retro dell’abitazione e andare verso i campi per circa due ore e mezza (tra le 19 e le 21.50). La famiglia è irreperibile dall’inizio di maggio scorso: stando alle verifiche fatte dagli investigatori, la coppia è rientrata in Pakistan senza la figlia. Per questo è stata attivata una rogatoria internazionale per intercettarli.

Intanto questa sera 28 maggio a Novellara, comune di 13mila abitanti in provincia di Reggio Emilia, l’amministrazione comunale ha organizzato un sit-in per Saman Abbas. L’obiettivo è cercare di mostrare solidarietà e vicinanza, ma anche sensibilizzare su una tragedia che ferisce l’intera comunità. “Tutti la descrivono come una ragazza vivace, sveglia, arguta e molto determinata“, spiega a ilfattoquotidiano.it la sindaca Elena Carletti. “Io mi auguro che possa essersi sottratta e magari si sia rifugiata da qualche parte. Ma è chiaro che più passano le ore, più siamo preoccupati“. La ragazza ha raggiunto la famiglia nel 2016, nel paese appunto dove il padre aveva trovato lavoro per l’azienda agricola “Le Valli”. “Ha frequentato le scuole medie e gli insegnanti dicono che ha fatto un ottimo esame di terza. Era proiettata verso un nuovo percorso scolastico, ma i genitori gliel’hanno impedito”. E i racconti delle poche persone che erano in contatto con lei si assomigliano tutti: una ragazza che cercava contatti con l’esterno, voleva studiare, ma che era costretta dalla famiglia a stare in casa. “Sappiamo che aveva un account Instagram“, dice. “Magari tramite quello è riuscita a comunicare all’esterno”.

E’ Saman Abbas a chiedere aiuto a dicembre scorso ai servizi sociali, che la trasferiscono immediatamente in una comunità protetta nel bolognese. Qui però è rimasta solo fino all’11 aprile scorso, quando è stato dato il primo allarme. L’ultima ad averla vista potrebbe essere, secondo le ricostruzioni, la moglie del titolare dell’azienda agricola dove lavorava il padre di Saman. Ma quando i carabinieri sono andati a casa sua a inizio maggio non hanno trovato nessuno. Da lì l’indagine, prima per sequestro di persona e poi per omicidio.

A Novellara la comunità straniera più numerosa, e anche quella più integrata nella vita della cittadina, è quella indiana (poco più di 500 persone). I pakistani sono invece 419. “Abbiamo un centro culturale islamico frequentato sia dalla comunità magrebina che da quella pakistana, ma sappiamo che la famiglia di Saman Abbas non lo frequentava. Noi per riuscire a raggiungere le donne abbiamo creato il progetto Rosa dei venti che lavora sulla formazione e sui corsi d’italiano. E’ un modo per metterle in rete”. Né Saman Abbas né la mamma però erano in quella rete. “Il problema è quando queste persone sono fuori dai radar e noi non riusciamo a intercettare per tempo le loro richieste d’aiuto. A Novellara però non abbiamo avuto molti casi simili”, continua Carletti. “I primi sono stati una decina di anni fa e poi c’è stato un caso nel 2017 di denuncia. Ora questo. Si contano sulle dita di una mano, ma non significa che il fenomeno sia minimo. Il problema è che poche persone arrivano alla denuncia“. Saman, chiude Carletti, “rappresenta la generazione della lacerazione, a metà strada tra le radici e il futuro”. Proprio quella generazione che ha più bisogno di aiuto.