Giustizia & Impunità

Milano, ergastolo per il 26enne che aveva ucciso il proprio figlio di due anni e mezzo: riconosciuta la tortura in ambito familiare

La Corte d'Assise ha accolto le richieste della pm Giovanna Cavalleri: "La morte è stata l'ultimo atto di una notte di sevizie", ha detto in requisitoria, argomentando come le ustioni e le altre lesioni causate al bimbo siano state segno di "crudeltà gratuita". È la prima volta che il reato introdotto nel 2017 viene applicato in relazione a una vicenda familiare

Omicidio volontario, tortura e maltrattamenti. Per questi reati la Corte d’Assise di Milano ha condannato all’ergastolo con 9 mesi di isolamento diurno Alija Hrustic, 26enne croato imputato per aver ucciso il proprio bimbo di 2 anni e mezzo a maggio 2020 in via Ricciarelli, in zona Fiera. La Corte, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, ha accolto la richiesta della pm Giovanna Cavalleri che aveva richiesto per l’uomo il massimo della pena prevista dal codice. La sentenza è destinata a fare giurisprudenza, essendo la prima volta in Italia in cui è stato riconosciuto sussistente il reato di tortura – introdotto nel 2017 – nell’ambito delle violenze familiari. La Corte ha invece assolto l’imputato dall’accusa di maltrattamenti nei confronti delle altre due figlie e disposto un risarcimento di 300 mila euro per la madre del bambino.

Il pubblico ministero ha affermato durante la requisitoria che la lesione mortale alla testa del piccolo “è stata inferta dal padre come ultimo atto di una notte di sevizie”, tra cui bruciature di sigarette, ustioni, e innumerevoli altre lesioni, peraltro in parte ammesse dallo stesso imputato, caratterizzate da “crudeltà gratuita“. L’imputato, ha concluso, “non poteva non sapere” che il bambino sarebbe morto in conseguenza delle sue azioni. Hrustic – presente in aula durante la lettura della sua sentenza – è rimasto impassibile: il suo avvocato, Giuseppe De Lalla, ha annunciato che farà ricorso in appello. “Francamente non mi aspettavo la condanna per tortura così come è stata ricostruita negli atti, né mi aspettavo l’ergastolo“, ha detto. “Sembra incredibile, ma io speravo in una condanna a 30 anni che avrei ritenuto più attinente ai fatti così come sono stati ricostruiti, a di là di articoli di stampa che spesso non sono stati fedeli alla realtà. Aspettiamo le motivazioni, rimane in ogni caso un’orrenda tragedia.