Cronaca

Covid, vaccino ai trapiantati. Le associazioni: “Manca uno studio. Altri paesi prevedono già una terza dose”

Aned Onlus, Acti e Aitf  chiedono al governo di prevedere una terza somministrazione per le persone immunodepresse e l’avvio di una campagna di monitoraggio a livello nazionale, per accertare l'efficacia del vaccino su queste persone.

Prevedere già da adesso una terza dose di vaccino per i pazienti che hanno subito un trapianto. Lo chiedono le principali associazioni dei trapiantati italiani. Il composto per prevenire il Covid infatti fatica ad attecchire su pazienti il cui sistema immunitario è compromesso. Primi tra tutti appunto i trapiantati che, a causa dei medicinali antirigetto, devono fare i conti con difese estremamente basse. Aned Onlus, Acti e Aitf chiedono al governo di prevedere una terza somministrazione per le persone immunodepresse e l’avvio di una campagna di monitoraggio a livello nazionale, per accertare l’efficacia del vaccino su queste persone.

“In Italia – si legge in una nota – manca ancora uno studio approfondito sul tema, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei e negli Stati Uniti. Gli scienziati del Robert Koch Institute e della Johns Hopkins University, ad esempio, hanno accertato come i vaccini Pfizer e Moderna attecchiscano soltanto sul 45% delle persone con ridotte difese immunitarie”.

“Gli studi internazionali su questo argomento – spiegano i rappresentanti delle associazioni – hanno già spinto Francia e Germania a prevedere una terza somministrazione per immunodepressi, trapiantati e pazienti oncologici. L’Italia deve fare altrettanto, prevedendo anche una campagna di test sierologici a tappeto, per verificare i livelli di attecchimento del vaccino sulle persone più fragili, che oggi sono giustamente preoccupate”. Al punto che sono sempre di più i trapiantati che stanno ricorrendo a test sierologici a pagamento pur di verificare il grado di risposta della terapia vaccinale, che per molti di loro è già arrivata alla seconda somministrazione.