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Gianni Minà racconta in un libro Maradona e la loro lunga amicizia

“Raccontare la sua avventura umana è un’ambizione e un atto di omaggio; un diario coraggioso e autocritico che mi accingo a mettere insieme per svelare ‘i come e i perché’, in un’opera corposa dedicata interamente a Diego.” Questa è la conclusione dell’introduzione di Maradona: «Non sarò mai un uomo comune», il calcio al tempo di Diego (Minimum fax, 2021). A sei mesi di distanza da quel tragico 25 novembre 2020, Gianni Minà ripercorre una lunga amicizia nata nel 1986 ai mondiali di calcio del Messico.

Un legame che si consolidò l’anno successivo – quando il Napoli vinse il primo scudetto della sua storia – e che divenne ancor più bella e profonda quando le dipendenze e il suo carattere ribelle portarono Maradona sull’orlo del baratro. Minà attraverso gli articoli che gli ha dedicato nel corso degli anni e tre memorabili incontri-intervista racconta l’amico fragile e il calciatore inarrivabile. Le sue debolezze, la sua visione del calcio e della politica, le vittorie e le sconfitte, il rapporto con le figlie, gli scontri con l’ex presidente del Napoli calcio, Corrado Ferlaino, e la sua indole rivoluzionaria che l’ha portato a ribellarsi a tutto e a tutti andando contro i propri interessi in nome della giustizia.

Dopo, Storia di un boxer latino (Minimum fax), in cui Minà si racconta e così facendo racconta un secolo attraverso le sue icone: Muhammad Ali, Maradona, Jorge Amado, Fidel Castro, Robert De Niro, i Beatles, Gabriel García Márquez, Dizzy Gillespie, Sergio Leone. Il giornalista torinese ha deciso di raccontare il più grande calciatore di tutti i tempi.

Sul D10 del calcio, Diego Armando Maradona si è parlato fin troppo, in vita e dopo la morte, una scomparsa che ha letteralmente bloccato il mondo per giorni. Ma all’appello mancava Gianni Minà, la voce di un amico sincero. Con il tono pacato che l’ha sempre contraddistinto, capace di farsi ascoltare senza mai alzare la voce, Minà ha pagato a caro prezzo le sue amicizie e idee politiche. È per questo che non poteva mancare il suo sguardo onesto e imparziale.

Un libro che restituisce con lucidità e affetto, ma senza fare sconti, un uomo complesso che era il peggior nemico di se stesso, il calciatore che “ha rappresentato il passaggio fra l’umanità di un campione e la sua disumanizzazione.”