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Battiato morto, Morgan: “Mi ha sempre chiamato Morganetto. Mi fa male pensare alla sua bontà, alla sua intelligenza”

"Finché è stato al mondo potevo dire che c'era qualcuno che mi capiva, Adesso sia io sia la maggior parte del mondo che mi circonda siamo alla deriva, abbiamo quasi esclusivamente cattivi esempi", ha scritto Castoldi su Instagram

Morgan e Franco Battiato. È noto l’amore di Marco Castoldi per il cantautore siciliano morto il 18 maggio nella sua casa di Milo. Morgan aveva partecipato, come musicista, alla registrazione dell’album “Gommalacca” (1998). “Santo cielo, non avrei mai voluto che arrivasse questo momento, mi fa tanto male pensare alla sua bontà, alla sua ironia, alla sua intelligenza. Battiato era uno degli ultimi veri uomini di cultura, in questa Italia mediocre e spenta – ha scritto poi Morgan su Instagram -. Finché è stato al mondo potevo dire che c’era qualcuno che mi capiva, Adesso sia io sia la maggior parte del mondo che mi circonda siamo alla deriva, abbiamo quasi esclusivamente cattivi esempi: egoismo, utilitarismo e ignoranza. Ecco, Battiato era il contrario esatto: un leader umile, generoso e colto. Mi ha sempre chiamato Morganetto. Pace alla sua anima”. In un’intervista rilasciata di recente a Mow Mag, Morgan ha raccontato il momento in cui conobbe Battiato, nel 1995: “Dopo il concerto del primo maggio, entrò nel camerino dei Bluvertigo e disse: “Volevo conoscerti perché quando canti mi sembro io“. I due si incontrarono poi a cena: “Appena ho guardato la porta d’ingresso del ristorante ero emozionato, sono entrato e da lì ho visto le sagome di Battiato e Sgalambro arrivare al di là della porta a specchio del locale. Ci si dava del lei, erano ironici di brutto…. Franco mi diceva: “Dove andremo con questi nuovi cibernetici, viviamo nel neoprimitivismo, ma che ci importa della letteratura gotica, che ci importa della svastica…”, poi si rivolgeva a Sgalambro: “Lei Manlio trascura il fatto che la simbologia è molto più antica perché dobbiamo risalire ad un altro tipo di cultura”. Poi mi chiedeva: “Ma di questo Lou Reed che ne pensa?”. Non mi faceva nemmeno rispondere: “Lou Reed è uno che sputa quando canta, trascina sé stesso dentro la canzone, diventa un fantasma di sé, però ci sono almeno due pezzi dei Velvet Underground come Sunday Morning che sono illuminanti”.