Giustizia & Impunità

La Spezia, condannata a 15 anni Marzia Corini. Per l’accusa uccise il fratello avvocato per l’eredità

Marco Corini, avvocato di molti vip, è morto il 25 settembre 2015, lo stesso giorno in cui aveva programmato un incontro nella sua casa di Ameglia col notaio, per precisare le sue volontà sul testamento

A cinque anni dalle accuse la Corte d’assise del tribunale di La Spezia ha condannato a 15 anni Marzia Corini, accusata di aver ucciso nel 2015 il fratello, avvocato tra gli altri di Gianluigi Buffon con una sedazione letale. Assieme a lei, condannata anche l’avvocato ed ex collega di studio dell’uomo, Giuliana Feliciani, a 4 anni. La sentenza è stata emessa nel primo pomeriggio, al termine di un processo lungo tre anni e tre mesi. L’imputata ha sempre dichiarato di essere estranea all’accusa. Al centro dell’inchiesta che ha portato al processo per omicidio l’importante patrimonio testamentario dell’avvocato.

Marco Corini è morto il 25 settembre 2015, lo stesso giorno in cui aveva programmato un incontro nella sua casa di Ameglia col notaio, per precisare le sue volontà sul testamento. Secondo la procura, la morte di Marco, malato terminale di cancro, è stata indotta da un’overdose di Midazolam, un sedativo iniettato all’uomo dalla sorella. La donna ha sempre sostenuto che fu per alleviare le sofferenze a fronte della morte imminente del fratello e nel rispetto dei protocolli sanitari. Per il pubblico ministero Luca Monteverde, all’esito dell’inchiesta dei carabinieri, quell’atto fu finalizzato a impossessarsi di un milione dell’eredità dalla quale sarebbe stata altrimenti estromessa. L’imputazione per Marzia Corini, medico anestesista che ha operato per diverse associazioni umanitarie in giro per il mondo, era di omicidio volontario e falso in testamento: per lei la procura aveva chiesto 23 anni. Giuliana Feliciani era invece finita alla sbarra per circonvenzione d’incapace e uso di testamento falso.

A far scattare l’inchiesta nei suoi confronti una intercettazione con la frase: “Ho deciso io che sarebbe morto”. Una frase detta a un’amica a cui aveva raccontato una conversazione avuta con il fratello in cui lei gli avrebbe detto di dirle quando per lui non sarebbe più stato intollerabile il dolore. “In realtà ho deciso io per lui quando non era più tollerabile… Non ce la facevo più a vederlo star male… Non aveva senso e lui era troppo attaccato alla vita per dirmi di farlo”. Quindi la frase centrale: “Hai capito che se non lo avessi sedato quel giorno lui non sarebbe morto?” e la risposta: “Ho deciso io che sarebbe morto”.

Oltre che su questo punto, l’accusa ha insistito anche sulla scomparsa di un testamento che escludeva la dottoressa dall’eredità del fratello, al posto del quale era invece stato pubblicato un altro documento scritto a mano che lasciava a Marzia un’eredità milionaria. Non sposato e senza figli, Corini era da pochi anni fidanzato con una giovane donna che sarebbe stata la destinataria originale del lascito da circa 5 milioni. Era stata stata lei, insieme ad alcuni amici dell’avvocato, a denunciare la dottoressa.