Cronaca Nera

Le ossa ritrovate a Sassuolo e i legami con Paola Landini, scomparsa nove anni fa. La conferma dal test del dna

Il dirigente della squadra mobile Mario Paternoster ha illustrato gli elementi raccolti dagli inquirenti: si fa sempre più concreta l'ipotesi che i resti umani siano della donna scomparsa nel maggio 2012. Il medico legale intervenuto ha ritrovato tracce di un intervento che la 44enne aveva affrontato in passato. Sul posto sono state trovate due pistole, vestiti e le chiavi di una Fiat che hanno portato a riaprire il caso

Si fa sempre più concreta l’ipotesi che i resti umani ritrovati mercoledì scorso a Sassuolo possano appartenere a Paola Landini. Appena qualche giorno fa, proprio dopo il ritrovamento, la procura di Modena ha riaperto il caso della 44enne scomparsa in circostanze mai chiarite nel maggio 2012. Gli inquirenti riferiscono che diversi elementi portano a ritenere che le ossa di donna ritrovate vicino al poligono di tiro appartengano proprio a Paola Landini, come ha sottolineato oggi il dirigente della squadra mobile della cittadina modenese, Mario Paternoster. Nel corso della sua conferenza stampa, ha spiegato che il medico legale intervenuto aveva ritrovato nelle ossa tracce di un intervento che la donna aveva affrontato in passato. Inoltre, gli inquirenti hanno ritrovato non distanti alcuni indumenti che – anche se rovinati dal tempo – sembrano essere quelli descritti al momento della scomparsa della donna.

Un altro elemento sono le due pistole trovate sul posto: si ritiene possano essere le stesse portate da casa da Paola Landini mentre si recava al poligono il giorno della sua scomparsa. In particolare – dicono gli inquirenti – per una delle due armi non ci sono più dubbi. Nella stessa zona del ritrovamento sono state recuperate anche delle chiavi di una Fiat: la 44enne, appena prima di far perdere le proprie tracce, lasciò proprio vicino al poligono la sua auto – una Fiat Punto – con all’interno i suoi effetti personali. Le ossa saranno sottoposte a un test del dna, confrontando l’esito con quello del figlio della donna – ha spiegato la polizia di Stato – per capire se le ipotesi possono essere confermate.

Un ultimo dubbio riguarda però il luogo dove sono stati trovati i resti, a distanza di ben nove anni dalla scomparsa della Landini: è la stessa area già battuta durante le ricerche del 2012. Ma, secondo la polizia, è difficile che il corpo possa essere stato eventualmente portato lì in un secondo momento. “È più probabile – si legge in agenzia – che le ricerche non siano arrivate proprio in quel punto perché all’epoca erano in corso dei lavori ed è presente una folta vegetazione“.