Politica

Eletto senatore ma non proclamato, diffida alla presidente Casellati: “Rischio di danno erariale per omissione atti d’ufficio”

La segreteria del vertice di Palazzo Madama raggiunta da un atto dei legali di Michele Boccardi che da almeno 9 mesi dovrebbe occupare il seggio della "decaduta" Minuto, collega di Forza Italia. Tra gli aspetti sollevati anche il fatto che senza il voto definitivo in Aula - che la presidenza non mette in calendario - tutti i senatori non possono dirsi in regola con la verifica dei poteri e anche il precedente dell'onorevole Faggiano che ottenne arretrati per 1,7 milioni

Una diffida per riportare a terra la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. La presidenza di Palazzo Madama ha ricevuto un atto formale da parte dei legali di Michele Boccardi, il senatore pugliese mai proclamato che da otto mesi attende inutilmente di subentrare alla senatrice Anna Carmela Minuto, dichiarata decaduta dalla Giunta per le elezioni il 24 settembre 2020. La senatrice “illegittima” resta però ancora al suo posto, recita l’atto dello studio legale Pellegrino, proprio perché Casellati non inserisce mai all’ordine del giorno dell’aula la discussione che ratificherebbe una volta per tutte il cambio di poltrone. La diffida segue di pochi giorni lo scoop di Repubblica sui 124 voli di Stato in un anno (isole comprese: due vacanze Sardegna) della presidente di Palazzo Madama. Agli occhi di Boccardi sono probabilmente sembrati l’ultimo sfregio, la prova che il ritardo di Casellati non sia giustificabile con la mancanza di tempo.

Il caso lo aveva raccontato proprio ilfattoquotidiano.it, ricordando anche il precedente dell’ex deputato ulivista Cosimo Faggiano: proclamato solo l’ultimo giorno della XIV legislatura, fece causa allo Stato e ottenne tutti gli stipendi arretrati per 1,7 milioni di euro. Senza mettere piede in Parlamento.

La storia rischia di ripetersi oggi e non a caso la diffida menziona proprio quel precedente del 2006 e fa esplicita leva sul rischio di “danno erariale” provocato da “omissione di atti di ufficio”. La strada giudiziaria, del resto, sembra l’unica rimasta per mettere fine a una vicenda dai contorni kafkiani.

Gli uffici di Casellati avevano difeso la presidente, sostenendo avesse messo più volte all’ordine del giorno la questione Boccardi e che erano stati i capigruppo dei partiti a non mettersi d’accordo, facendola saltare. A richiesta di indicare quante volte e quando non sono poi arrivate risposte circostanziate o documenti, mentre l’ufficio stampa della Presidenza ricordava l’esistenza di una delibera “o un tacito accordo dei capigruppo per dare priorità alle misure per l’emergenza Covid”. Fatto sta che ancora qui siamo, con Boccardi e i suoi legali che calano la carta della responsabilità soggettiva di un danno per le casse pubbliche. La diffida ricorda che nella seduta del 6 ottobre 2020 la stessa Giunta aveva trasmesso “alla Signoria Vostra affinché disponesse i conseguenti adempimenti da effettuarsi nel termine di 30 giorni ex lege”. Perché questo è il termine indicato dall’articolo 17 comma 4 del regolamento di Palazzo Madama che Casellati è chiamata ad applicare.

“Ad oggi, nonostante reiterate sollecitazioni nulla è stato calendarizzato”, lamenta la diffida ad adempiere, circostanza che rivela “una chiara volontà di non calendarizzare in evidente privilegio per l’illegittima attuale occupante il seggio”. Volontà che i legali di Boccardi ravvisano invece nella solerte calendarizzazione di altri ricorsi deliberati dalla Giunta arrivati in aula anche prima dei canonici 30 giorni. “Ad oggi 28 aprile sono trascorsi ben nove mesi e la calendarizzazione in oggetto non viene ancora effettuata”.

La vicenda ha due risvolti. Il primo è politico-istituzionale perché a ben vedere l’omessa proclamazione di Boccardi tiene ostaggio tutti i senatori. La Giunta per le elezioni il 4 di marzo 2021 ha terminato la verifica dei poteri relativa a tutti i seggi plurinominali. Nella sua delibera però si legge “il suo perfezionamento definitivo è formalmente condizionato dall’esame delle regioni Campania e Puglia, ultimato dalla Giunta nella seduta del 6 ottobre 2020, ma non ancora inserito nel calendario dei lavori dell’Assemblea con riferimento alle elezioni contestate in ciascuna delle due regioni”. In sostanza il ritardo della presidente del Senato “è di ostacolo al completamento della procedura di convalida delle elezioni dei senatori eletti nei collegi plurinominali”. Se il regolamento e il rispetto delle regole non basta, arriva il carico del codice penale. La diffida termina infatti richiamando la Presidente ai sensi ed effetti dell’art. 328 comma 2 vale a dire l’omissione di atti d’ufficio. Con conseguente danno erariale. Avrà mai effetto questo argomento, se perfino i voli di Stato in conto vacanze non ce l’hanno?