Calcio

Superlega, Agnelli su Repubblica e Cairo sul Corriere della Sera: il giorno delle interviste ai quotidiani di casa per difendere la linea

Il progetto della super-competizione ha dato via a un derby di Torino lontano dal consueto campo da gioco, con paginate di giornali al posto del prato verde. Da una parte il deus ex machina insieme a Florentino Perez del 'golpe' nel calcio europeo e dall'altro l'editore e proprietario del Torino, da giorni tra i più infervorati oppositori del progetto. Il rettangolo della sfida, questa volta, sono stati i due quotidiani di loro proprietà o comunque riferibili alla famiglia

La guerra di posizione tra scissionisti e “traditi” si combatte anche attraverso i quotidiani di casa. La Superlega, nata e naufragata nel giro di 48 ore, ha dato via a un derby di Torino lontano dal consueto campo da gioco. Paginate di giornali al posto del prato verde. Da una parte Andrea Agnelli, deus ex machina insieme a Florentino Perez del ‘golpe’ nel calcio europeo, e dall’altro Urbano Cairo, proprietario del Torino e da giorni tra i più infervorati oppositori del progetto voluto dal presidente della Juventus. Il rettangolo della sfida, questa volta, sono stati i due quotidiani di loro proprietà o comunque riferibili alla famiglia. Agnelli – che si è concesso anche dal Corriere dello Sport – è stato intervistato da Repubblica, di proprietà di Exor, mentre Cairo ha risposto dalle colonne del Corriere della Sera di cui è editore. Una battaglia a distanza per difendere la propria posizione nell’affaire Superlega.

Le parole di Agnelli al quotidiano di famiglia sono alla fine diventate un boomerang. Mentre l’edizione era ormai prossima alla chiusura, infatti, la situazione è precipitata e la Superleague si è liquefatta. Tempi tecnici di stampa o scelta editoriale, a giochi ormai chiusi, nelle edicole è arrivato un giornale in cui il presidente della Juventus si diceva certo di cose che appartenevano ormai al passato remoto. Tipo: “Fra i nostri club c’è un patto di sangue”. Ore e ore prima le sei inglesi avevano salutato la compagnia, pressate dalle istituzioni calcistiche e dal governo guidato da Boris Johnson, e lo stesso Agnelli, a metà mattinata, è stato costretto ad ammettere il fallimento dell’operazione. Intanto sul sito di Repubblica, l’intervista è rimasta per ore in grande evidenza, anche in versione inglese.

Con risposte invecchiate malissimo nel giro di mezza giornata, che continuavano a circolare con il rischio di ‘danneggiare’ l’immagine del presidente bianconero: “Ha (la Superlega, ndr) il cento per cento di possibilità di successo”; “Abbiamo fiducia nella bontà della nostra iniziativa che crediamo avrà successo nel breve periodo”; “La Superleague va avanti comunque. Se ci faranno una proposta, la valuteremo”. È rimasta valida la domanda sulla ‘stabilità’ di Agnelli alla guida della Juve, alla quale il presidente bianconero ha risposto con sicurezza: “Chi afferma il contrario mi porta bene”. Di certo, la scelta di farsi promotore della Superlega non è piaciuta anche negli ambienti più vicini alla famiglia. Su un altro giornale del gruppo Exor, La Stampa, Evelina Christillin, membro del Comitato esecutivo Uefa e compagna di classe di Margherita Agnelli, mamma di John Elkann e figlia di Gianni, ha bocciato in maniera tranchant l’idea: “Sono senza parole per i metodi usati – ha detto la supertifosa juventina – Non c’erano avvisaglie per un voltafaccia così”.

Posizioni più vicine a quelle di Cairo che di Agnelli. Dalle colonne del suo Corriere della Sera, l’editore bombarda il presidente della Juve: “Un attentato alla salute del calcio italiano. Pensano ai loro interessi”, titola il quotidiano di via Solferino la cui intervista al padrone di casa si apre con Cairo interrotto durante la conversazione dai tifosi che si complimentano per le posizioni assunte sulla vicenda Superlega. “Non ha idea di quante testimonianze di solidarietà, di sostegno, stia ricevendo”, spiega l’imprenditore che si definisce “indignato”. Quindi l’attacco ad Agnelli per la ‘doppia partita’ sull’ingresso dei fondi nella media company della Lega Serie A: “Faceva parte del comitato interno delegato a trattare con i fondi, aveva un ruolo, importante di primus inter pares”, spiega ricostruendo la vicenda. “Agnelli e la proprietà dell’Inter prendono le distanze dai fondi. Adesso si capisce perché”, accusa il proprietario del Torino.

Che si scaglia ancora contro il numero bianconero: “Questa è malafede, concorrenza sleale”. Quindi la richiesta: “Ci vogliono sanzioni esemplari. Ciò che hanno fatto è molto grave. Stanno minando la vita delle Leghe, compresa quella italiana”. Poi la domanda per tutti i lettori granata: quando il Toro, 16esimo in classifica a 5 punti dalla zona retrocessione, tornerà in una competizione europea. “La stagione è iniziata male – ammette Cairo – ora abbiamo ritrovato un cammino più sicuro, armonioso, sono tornate le vittorie”. Niente voli pindarici, però: “Noi andiamo avanti con le nostre forze, rispettando le regole e i valori dello sport. Non abbiamo Superleghe da tirare fuori dal cilindro”.