Scienza

AstraZeneca e seconda dose, Abrignani (Cts): “Richiamo con vaccino diverso ha molto senso, a livello immunologico è meglio”

L'Italia per ora ha deciso che chi ha ricevuto la prima somministrazione con AstraZeneca effettuerà il richiamo con lo stesso farmaco. Altri Paesi, come Germania e Francia, raccomandano invece l'uso di un altro vaccino diverso. L'intervista dell'immunologo a ilfattoquotidiano.it: "È stato già fatto, sono stati usati due vaccini diversi nell'uomo, uno con vettore virale e uno a base di Dna. Non comporta rischi"

In Italia, oltre 2 milioni di persone hanno ricevuto una dose del vaccino di AstraZeneca, prima che Aifa ne raccomandasse l’uso solo per gli over60. Molte persone che hanno ricevuto la prima somministrazione hanno meno di 60 anni, perché inizialmente il vaccino era previsto solo per gli under 55: per queste persone l’Italia prevede comunque che il richiamo sia effettuato sempre con AstraZeneca. Altri Paesi europei invece hanno già cambiato la raccomandazione anche per la seconda dose: Germania, Olanda e Francia, ad esempio, prevedono un richiamo con vaccino diverso. Quando si parla di eventi avversi rari legati ad AstraZeneca, ci si riferisce ai casi di “trombocitopenia trombotica” immunitaria indotta da vaccino (VITT). Ilfattoquotidiano.it ha intervistato Sergio Abrignani, immunologo del Cts, per capire come cambierà la campagna vaccinale.

I casi sospetti di AstraZeneca sono stati 4,8 per milione, con Pfizer-BioNTech 0,2 per milione e nessuno con Moderna. Cosa significano questi dati? Perché le rarissime reazioni avverse si presentano meno (o mai) con Pfizer e Moderna?
Significa che, come è stato detto dall’Ema, vi è un’associazione causale tra vaccinazione con AstraZeneca e queste trombosi rare. Mentre, non si è riscontrato questo problema per Pfizer e Moderna. Il vaccino AstraZeneca è diverso concettualmente da Pfizer e Moderna che sono a base di Rna messaggero mentre AstraZeneca è a base di un vettore virale (adenovirus di scimpanzé).

Le reazioni avverse gravi (trombosi-trombocitopenia) si sono verificate solo dopo la prima dose. Va anche detto che AstraZeneca prevede la seconda dose dopo 3 mesi, quindi è ancora ristretta la platea di chi ha fatto la “seconda dose”. Si può escludere questo potenziale rischio di reazione rara avversa dopo la seconda dose?
Non si può escludere.

La soluzione di somministrare due vaccini diversi, comporta dei rischi secondo lei? I Paesi del Nord Europa sono molto decisi. Cosa li ha convinti a percorrere questa strada dal momento che l’Oms suggerisce cautela nel combinare vaccini diversi?
È stato già fatto, sono stati usati due vaccini diversi nell’uomo, uno con vettore virale e uno a base di Dna. Non comporta rischi, anzi immunologicamente è molto superiore. Immagino che quello che ha convinto i Paesi del Nord a percorrere questa strada sia il fatto di non voler somministrare AstraZeneca per due volte. Immunologicamente ha molto senso fare immunizzazione con due vaccini diversi che sono già stati somministrati separatamente a milioni di persone. Clinicamente non ci aspettiamo nessun effetto collaterale. L’Oms ha suggerito cautela, non perché si aspetti più rischi, ma perché la regola nel mondo occidentale è che dovrebbe esserci una sperimentazione clinica controllata. Attualmente è in corso in Inghilterra, i dati arriveranno a giugno. Dal punto di vista formale/regolatorio non si potrebbe fare, ma Germania e Francia l’hanno fatto perché hanno agenzie regolatorie nazionali.

Qual è può essere la causa di queste reazioni avverse? Il vettore virale? L’adenovirus di scimpanzé o anche quello umano?
Di preciso non sappiamo quale sia la causa. Se dovesse essere solamente l’adenovirus di scimpanzé, non ci sarà questo rischio nelle vaccinazioni con Johnson&Johnson che sono con adenovirus umano, altrimenti le troveremo anche nell’adenovirus umano.

I ricercatori tedeschi dell’Università di Greifswald hanno spiegato la reazione avversa da vaccino AstraZeneca riscontrando un meccanismo molto simile a una trombocitopenia indotta da eparina (HIT) di tipo 2, in cui si formano anticorpi contro il complesso fattore piastrinico 4 (PF4)-eparina, che provocano l’attivazione delle piastrine. Può essere questa la spiegazione?
Si, sappiamo quale potrebbe essere il meccanismo, proprio grazie ai ricercatori tedeschi che hanno identificato delle somiglianze molto stringenti con una forma rara di malattia della coagulazione. Queste trombosi avvengono con una riduzione del numero di piastrine a carico anche del seno venoso cerebrale. Si scatenano quelli che in gergo chiamiamo gli immuno-complessi, per dirla in altre parole si scatena una reazione auto-immune.

Ci sono fattori predisponenti? Se si quali?
Non sappiamo quali siano. Sappiamo che si registrano più nei giovani o comunque in persone sotto i 60 anni. Specialmente nelle giovani donne.

Nel passato ci sono stati vaccini che hanno utilizzato questa piattaforma (vettore con adenovirus di scimpanzé oppure adenovirus umano)? Abbiamo contezza di come andò?
In realtà soltanto un vaccino – contro Ebola – aveva avuto adenovirus come vettore virale. Complessivamente fu somministrato a qualche migliaio di persone. Quindi non è paragonabile rispetto ai grandi numeri del Covid.

Dopo la prima dose di AstraZeneca se al sierologico si hanno livelli anticorpali buoni, si può omettere la seconda dose, almeno nelle donne under60?
Non sappiamo quale sia la risposta anticorpale protettiva. Non abbiamo un correlato di protezione. Non siamo sicuri dei livelli puntuali sotto i quali o sopra i quali ci sia una certezza protettiva.

In Italia si viene vaccinati senza che sia necessario un sierologico, quindi non si può sempre distinguere con certezza chi ha avuto il Covid e chi no. Con il vaccino è ipotizzabile una reazione infiammatoria più importante in soggetti che avevano avuto il Covid?
In tutto il mondo non viene richiesto un saggio sierologico (prima del vaccino) che dimostri l’avvenuta infezione. Ci può essere il problema degli asintomatici, ma siccome in tutto il mondo sono state vaccinate centinaia di milioni di persone e non c’è nessuna evidenza che chi ha avuto reazioni avverse avesse avuto prima l’infezione, anche perché questa è documentabile con la ricerca di anticorpi anti-proteina N, che ha soltanto chi ha avuto il Covid. In Italia chiediamo, prima del vaccino, se si è avuta la malattia, è un’autocertificazione, ovviamente. Per gli asintomatici non c’è verso di saperlo con certezza, ma questo non è correlato a reazioni avverse gravi. Per spiegare meglio: se hai avuto il Covid tra febbraio e marzo 2020 sarai vaccinato con due dosi. Se hai avuto il Covid tra marzo 2020 e gennaio 2021, farai solo una dose perché si presuppone un buon innesco di risposta immunitaria. Se invece ti sei infettato tra febbraio e aprile 2021, non è il caso di vaccinarsi perché si è ancora nell’immediatezza di una recente risposta immunitaria.