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Sicilia, l’ultimo acquisto della Lega? È un ex fedelissimo di Berlusconi e di Alfano, rampollo di una dinastia di acchiappavoti

L’ex forzista, Nino Minardo, ora segretario siciliano della Lega, ha da poco dato il benvenuto nel partito di Matteo Salvini al deputato Nino Germanà, ex forzista anche lui, da maggio nel Misto alla Camera, adesso in transito verso l’effige di Alberto da Giussano

L’ultimo acquisto della Lega viene dal gruppo Misto, per la precisione dalla componente Noi con l’Italia-USEI-Cambiamo, cioè l’unione dei piccoli partiti di Maurizio Lupi e Giovanni Toti. Ma al Carroccio porta in dote qualcosa di più sostanzioso di una variopinta militanza politica, sempre comunque ancorata al centrodestra. L’ex forzista, Nino Minardo, ora segretario siciliano della Lega, ha da poco dato il benvenuto nel partito di Matteo Salvini al deputato Nino Germanà, ex forzista anche lui, da maggio nel Misto alla Camera, adesso in transito verso l’effige di Alberto da Giussano. E con lui la Lega dà il benvenuto a una vera e propria dinastia che dalla Dc in poi ha acquisito un pacchetto di voti sul campo che passano di generazione in generazione. Germanà, 45 anni, è stato già deputato e consigliere regionale, ed è solo l’ultimo di un’ampia stirpe di parlamentari, assessori, sindaci, in quel di Brolo, paesino circondato dai monti del Messinese. Approda ora alla Lega, dopo che nel maggio dello scorso anno aveva abbandonato Forza Italia in polemica con Gianfranco Micciché. Un passaggio che acuisce le frizioni coi berlusconiani in Sicilia: “Il peso della gratitudine è difficile da sopportare”, commenta sibillino Tommaso Calderone, capogruppo all’Ars per Fi.

Sia Minardo che Germanà venivano dall’Nuovo Centrodestra, il partito nato dalla scissione di Angelino Alfano, ma sono stati inseriti nelle liste di Forza Italia in tempo per essere eletti, per questo Calderone menziona la “gratitudine”. Ora che infoltiscono le file leghiste di Sicilia. Ma il passaggio di Germanà era atteso da tempo, dopo soprattutto l’investitura di Micciché a capo del gruppo Ars proprio di quel Calderone che alla sua prima elezione aveva battuto con 13521 preferenze la grande eredità di voti dei Germanà. Sconfitto alle regionali del 2012, a Germanà fu però garantita la posizione “utile” in lista alle Politiche del 2013. Ma il capogruppo di Fi all’Ars nega tensioni col partito di Salvini che pesca da Fi anche il consigliere Orazio Ragusa: “Non abbiamo nessun tipo di problema. Siamo il primo gruppo all’Ars del centrodestra con 14 consiglieri”. Di cui l’ultima, Marianna Caronia, riacciuffata dopo un passaggio alla Lega, a conferma di transiti che rivelano più di qualche frizione.

Di certo l’abbandono di Germanà del partito di Berlusconi non è stato dei più sereni: “Un circolo di vecchi ufficiali in pensione che brindano ricordando vecchi fasti”, aveva definito – parlando con Repubblica – Germanà il partito che in Sicilia aveva visto tra i fondatori proprio suo padre Basilio. Nelle file dei leghisti di Sicilia non entra di certo un volto nuovo, ma un nome di peso, soprattutto elettorale, l’ultimo di una lunga stirpe di politici che ha le sue radici ben salde nella Democrazia cristiana. Ma per ripercorrere la genealogia politica della Dynasty brolese bisogna risalire addirittura al bisnonno di Nino, che fu podestà durante il periodo fascista. Con l’avvento della Repubblica, però, i Germanà sposarono la Dc: questa è la volta del nonno Antonino, da cui il neo deputato leghista prende il nome. Nonno Nino, classe 1906, è stato sindaco di Brolo per trent’anni, fino agli anni ’70. Nel frattempo era stato eletto con 15597 voti consigliere regionale e sarebbe stato confermato per altre tre volte, mentre ricopriva la carica di assessore regionale al Lavoro e poi anche all’Agricoltura. All’ultima elezione all’Assemblea regionale siciliana i voti raccolti dal nonno del neo deputato leghista erano 39.033. Un consenso massiccio che spostò dalla Dc ai repubblicani per un breve periodo.

Fu il padre Basilio ad avere l’intuizione di puntare tutto sul neo partito di Berlusconi: nel ’94 fu eletto al Senato. La prima di 4 elezioni consecutive al parlamento, ancora al Senato e poi alla Camera per 4 legislature. Poi la corona è caduta sul capo di Nino junior, giovane deputato, espressione di una vecchia classe politica siciliana che adesso approda nel partito di Salvini. D’altra parte Germana, già consigliere regionale e deputato, non è nuovo ai cambi di casacca. Aveva già abbandonato Forza Italia per aderire all’Ncd di Alfano, per questo adesso nelle retrovie di quella che fu la Dc, ricordando l’alleanza col Pd, non mancano commenti al vetriolo: “Prima con Crocetta ora con Salvini che in Sicilia sta imbarcando i peggiori”. Di certo imbarca politici forti alle urne. Alle ultime elezioni per qualche tempo i manifesti elettorali di Germanà apparvero senza simbolo, poco prima del suo ritorno in Forza Italia, di nuovo abbandonata l’anno scorso. Dalla Dc, ai Repubblicani, a Berlusconi all’Ncd, passando per il Pdl, infine la Lega: un lungo percorso di una famiglia in cui l’unico vero simbolo, di certo, è il nome.