Anche quest’anno la marcia mondiale per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’endometriosi si terrà attraverso un flash mob virtuale a causa della pandemia, ma non per questo sarà un avvenimento sotto tono. Come ho scritto più volte in questo blog, marzo è il mese della consapevolezza su una patologia di cui soffrono 3 milioni di donne solo in Italia e 178 milioni nel mondo e, da otto anni, l’ultimo sabato del mese nelle principali capitali mondiali viene organizzata una marcia pacifica con lo scopo di rompere il silenzio attorno a questa malattia di cui si parla ancora troppo poco.
L’endometriosi è una malattia cronica, spesso progressiva, dove alcune cellule della mucosa uterina si impiantano al di fuori dell’utero in altri organi quali ovaie, tube, vagina, intestino, peritoneo, vengono stimolate dagli ormoni che provocano il ciclo mestruale e ciclicamente crescono causando sanguinamenti interni, infiammazioni croniche, tessuto cicatriziale, aderenze.
Le donne in età fertile che ne soffrono lamentano forti dolori mestruali e una sintomatologia che sovente si manifesta anche lontano dal ciclo con uno stato di stanchezza cronica, disturbi nella zona pelvica, dolore alla minzione, alla defecazione e durante i rapporti sessuali. Per questo motivo è una patologia invalidante responsabile di una bassa qualità della vita, di assenze da scuola o dall’ambiente di lavoro e del 40% dei casi di infertilità e, negli ultimi anni, è stata inserita nei livelli essenziali di assistenza anche se l’invalidità è riconosciuta solo alle pazienti che presentano il terzo o quarto stadio di gravità.
Anche io ho sofferto di endometriosi e nel 1999 ho rischiato di morirne per un’emorragia interna provocata da un grave ritardo nella diagnosi e purtroppo devo constatare ancora oggi le difficoltà e i tempi troppo lunghi che spesso occorrono per arrivare ad una valutazione corretta. Dato che l’endometriosi può insorgere già dalle prime mestruazioni, di fronte ad una giovane donna che lamenta forti dolori durante il ciclo, il medico di famiglia e il ginecologo dovrebbero essere sempre in grado di indirizzare la paziente verso centri diagnostici specializzati in modo da poter prevenire nel più breve tempo possibile un quadro clinico che potrebbe aggravarsi a causa dei 6/7 anni che mediamente occorrono per arrivare ad una diagnosi certa.
Dall’endometriosi che in genere scompare con la menopausa non si può guarire ma è possibile curare e tenere sotto controllo la sintomatologia attraverso farmaci come la pillola anticoncezionale e anche una corretta alimentazione che contrasti lo stato infiammatorio cronico per poter evitare conseguenze più gravi come interventi chirurgici invasivi con asportazioni, mutilazioni e compromissione di altri organi o parti di essi oltre a quello riproduttivo. Per questo motivo l’informazione è l’unica arma di prevenzione e, come è successo nel marzo del 2020, anche quest’anno sarà possibile sensibilizzare l’opinione pubblica sull’endometriosi restando a casa e confidando nell’adesione di tante persone.
Il movimento Endometriosi Team Italy che raggruppa le organizzatrici della marcia e numerosissime volontarie ha ideato importanti iniziative che si svolgeranno dal 26 al 28 marzo: più di 200 comuni italiani aderiranno ad un evento che permetterà di “fare luce sull’endometriosi” grazie alla contemporanea illuminazione di monumenti ed edifici che si tingeranno di giallo in tutta Italia e sempre il giallo, simbolo della malattia, colorerà anche i canali social come Facebook, Instagram, Twitter, TikTok.