Cronaca

Covid, il Consorzio per sequenziare le varianti fermo per la crisi di governo. Il virologo Caruso: “Manca solo una firma”

"La politica colga l’importanza di mettere l’Italia al passo con altri Paesi" dice il presidente della Società di Virologia. Dagli scienziati l sequenziamento è considerato uno strumento indispensabile nella lotta alla pandemia

Dagli scienziati che braccano il coronavirus nel laboratori e non solo, il sequenziamento è considerato uno strumento indispensabile nella lotta alla pandemia. Monitorare l’evoluzione del virus con la sua miriade di varianti – sia quelle che diventano predominanti perché vantaggiose per il virus – sia quelle che durano poco, è ritenuto essenziale. Ed è per questo che a fine gennaio era stata annunciata la nascita di un consorzio patrocinato dalla Società di Virologia per il monitoraggio. Ma la rete italiana sentinella delle nuove varianti “è stata organizzata, è pronta e ha una potenzialità enorme”, ma di fatto si ritrova ‘al palo’ per la crisi di governo che ha bloccato l’ultimo passaggio necessario a farla partire: “Una semplice firma” dice Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), all’Adnkronos.

Uno strumento, nato nell’ambito del Tavolo tecnico per la sorveglianza viro-immunologica di infezioni emergenti, istituito al ministero della Salute il 19 gennaio su input del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri e con il coordinamento e la supervisione dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che però è temporaneamente nel “limbo”. “La politica colga l’importanza di mettere l’Italia al passo con altri Paesi” dice il virologo riferendosi soprattutto agli inglesi che con il loro Consortium forniscono la maggior parte della sequenze presenti nei database ufficiali.

“Era tutto stato formalizzato con il viceministro alla Salute Sileri che aveva preso impegni forti e importanti per la costituzione del Consorzio e il suo finanziamento”, ricorda Caruso, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili. Erano presenti all’incontro di lancio del Consorzio anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, e Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa. “Tutti ci siamo detti concordi: il Consorzio si fa, è già pronto. A questo punto c’era da mettere una firma, ma quando un Governo cade vengono garantite solo le procedure di normale amministrazione – sottolinea il numero uno dei virologi italiani – e questa non lo era”.

Intanto tutta la progettualità del Consorzio è stata messa a punto e i gruppi di lavoro sono stati individuati”, spiega Caruso. “C’è una potenzialità enorme, basta soltanto una firma e l’attività parte”, ribadisce. “Noi tutti speriamo che questa firma arrivi al più presto, dipende dai tempi della politica che ci auguriamo siano rapidissimi soprattutto in questo momento. È una priorità – assicura il virologo – per porre l’Italia nelle condizioni tali da mettere in campo le stesse risorse che altri Paesi, come per esempio l’Inghilterra, stanno già mettendo in campo da tempo”. “Genotipizzare il virus, vedere le varianti, ha un senso – chiarisce -. Ma ha un senso ancora più grande valutare queste varianti per il reale problema che possono causare in termini di resistenza ai vaccini, o di maggiore infettività e aggressività. Tutto questo lo si fa isolando i virus e studiandoli, quindi il Consorzio deve attuare sia una sorveglianza sui genotipi virali – conclude lo specialista – sia capire il significato delle nuove varianti in modo da non suscitare un allarme ingiustificato o, all’opposto, sottovalutare fenomeni che invece devono preoccupare”.