Cronaca Nera

Ilenia Fabbri, isolate dagli investigatori tracce biologiche all’interno dell’appartamento. Forse la vittima ha ferito l’assassino

Ieri sulla scena del crimine è stato usato anche il luminol e sono state tre perquisizioni nella casa dell'ex marito indagato per omicidio in concorso contro ignoti

Proseguono le indagini per dare un volto al killer che sabato scorso ha sgozzato Ilenia Fabbri, la 46enne trovata senza vita sabato scorso nel suo appartamento di Faenza (Ravenna). Nel registro degli indagati è stato iscritto per omicidio in concorso con ignoti l’ex marito della vittima. Intanto durante l’accertamento tecnico eseguito ieri sulla scena del crimine anche con l’uso di luminol, sono state isolate tracce biologiche che potrebbero appartenere all’assassino. Nel caso, si potrebbe risalire al Dna del killer.

La vittima insomma potrebbe avere reagito all’aggressione, riuscendo forse a ferire l’omicida. Da ieri l’ex marito della donna, il 53enne Claudio Nanni, si trova indagato a piede libero per omicidio pluriaggravato (da premeditazione, motivi abietti e relazione di coniugio) in concorso con persona ignota. Ovvero con il sicario che, secondo le ultime ipotesi investigative, avrebbe agito su mandato. È inoltre emerso, come riportato da alcuni quotidiani, che il 53enne ha ammesso che non sapeva che nella casa quella notte era rimasta a dormire l’amica della figlia che alle 6.06 ha lanciato l’allarme temendo l’intrusione di un ladro e che è pure riuscita a fornire un parziale identikit dell’uomo.

Ieri gli investigatori hanno eseguito tre perquisizioni a carico di Nanni: a casa sua, quella della madre e alla sua autofficina. Ma soprattutto un accertamento tecnico irripetibile sulla scena del crimine in ragione del quale all’uomo è stato notificato un avviso di garanzia. L’ipotesi di reato sin qui formulata dall’accusa rende conto dello scenario che si è fatto largo nelle ultime ore per arrivare a risolvere il caso: ovvero quello di un esecutore materiale che non aveva legami con la vittima ma che ha agito su mandato di un’altra persona. Le perquisizioni della polizia disposte dai Pm Daniele Barberini e Angela Scorza, sono cominciate attorno alle 8 dalla residenza dell’indagato in via Manzuta. E si sono concentrate in tarda mattinata soprattutto nell’officina meccanica di via Forlivese di cui l’uomo è titolare e nella quale la moglie, da cui si era separato nel 2018, aveva collaborato come segretaria prima di trovare un altro impiego in una concessionaria di Imola (Bologna).

Gli investigatori hanno setacciato anche i bidoni di un vicino distributore di benzina e se ne sono andati con diverso materiale. Non è escluso che abbiano chiesto al titolare della pompa le immagini registrate nei giorni precedenti il delitto dalle telecamere di videosorveglianza. La separazione tra i due era stata abbastanza burrascosa. Nel 2017 la donna aveva pure denunciato l’uomo per maltrattamenti perlopiù psicologici e si era rivolta anche a un centro anti-violenza, ‘Sos-donna’, senza tuttavia intraprendere un percorso assieme a loro. A suo dire, lui le impediva di accedere ai soldi di famiglia. Aveva lamentato di essere stata aggredita fisicamente e con minacce gravi in un’unica circostanza. Da ultimo aveva riferito che il marito la faceva pedinare con un gps a calamita appiccicato all’auto temendo che si vedesse con un altro. Il fascicolo penale era stato archiviato, ma era proseguito il contenzioso civilistico sul patrimonio coniugale, fino all’assegnazione della casa di via Corbara alla donna.

Più di recente la 46enne aveva promosso una causa di lavoro contro l’ex per chiedergli 100mila euro relativi alle sue collaborazioni nell’impresa di famiglia, l’officina di via Forlivese. La seconda udienza davanti al giudice del lavoro del Tribunale di Ravenna, si sarebbe dovuta tenere il 26 febbraio. Al di là di un possibile movente di natura economica, i sospetti si sono in questa fase delle indagini concentrati sul marito probabilmente a causa dei tempi molto ristretti con i quali il killer ha agito. Arianna, la figlia della vittima oltre che sua convivente, è uscita di casa alle 5.59 per andare assieme al padre, l’attuale indagato, a una concessionaria di Milano. L’allarme, grazie a un’amica di Arianna che era rimasta lì a dormire e che ha fornito un primo parziale identikit dell’omicida (molto alto, ben piazzato, con spalle grosse e vestito di scuro), è scattato alle 6.06: l’assassino, che non conosceva la sua vittima (lei ha gridato: “Chi sei? Cosa vuoi?”) ha insomma agito in soli sette minuti peraltro andando a cercare la donna al terzo piano in camera da letto forse anche grazie a una copia delle chiavi del garage, trovato aperto dagli agenti del Commissariato al loro arrivo alle 6.20.