Cronaca

Coronavirus, tornano in arancione Abruzzo, Liguria, Toscana e la provincia di Trento. Iss: “Indice Rt sale, segnali di controtendenza”

Il nuovo monitoraggio dell'Istituto unito al primo studio sulla diffusione della variante inglese, tratteggia uno scenario delicato per il Paese: in alcune zone una nuova veloce propagazione del contagio "potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari", poiché cadrebbe in un contesto in cui sono "ancora numerose" le persone ricoverate per Covid-19 in area critica. La Sicilia torna in giallo allo scadere dell'ordinanza vigente

L’indice Rt sale a 0,95 e in sette Regioni è maggiore di 1. Dati che confermano per la seconda settimana consecutiva “segnali di controtendenza nell’evoluzione epidemiologica” e “potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso” dei nuovi casi. E in alcune zone del Paese una nuova veloce propagazione del contagio “potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari”, poiché cadrebbe in un contesto in cui sono “ancora numerose” le persone ricoverate per Covid-19 in area critica. Il nuovo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, unito al primo studio sulla diffusione della variante inglese, tratteggia uno scenario “delicato” per il Paese. Così sulla base del report, il ministro della Salute Robertao Speranza ha predisposto il ritorno in zona arancione per Abruzzo, Liguria, Toscana e la Provincia di Trento a partire da domenica. In arancione restano anche l’Umbria e la provincia di Bolzano anche se per entrambe i governatori hanno disposto misure ancora più restrittive. La Sicilia invece torna in giallo allo scadere dell’ordinanza.

L’indice che registra la velocità di diffusione del virus fa segnare quindi un nuovo balzo, passando da 0,84 della scorsa settimana a 0,95 del nuovo report. In questo scenario, si legge nella bozza del monitoraggio, “sono sette le Regioni che hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2, in aumento rispetto alla settimana precedente”. Si tratta di Umbria (1,2), Toscana (1,1), Puglia (1,05), le province autonome di Trento (1,2) e Bolzano (1,25), Liguria (1,08) e Abruzzo (1,22). Anche la Basilicata e il Molise hanno un Rt puntuale superiore a 1 (rispettivamente 1,2 e 1,09), ma la situazione traballa anche nel resto del Paese: Calabria 0,81, Campania 0,8, Emilia-Romagna 0,94, Friuli-Venezia Giulia 0,98, Lazio 0,96, Lombardia 0,97, Marche 0,94, Piemonte 0,93, Sardegna 0,87, Sicilia 0,66, Valle d’Aosta 0,77 e Veneto 0,71. “In questa fase delicata dell’epidemia – sottolinea l’Iss – si conferma la circolazione diffusa di varianti virali a più elevata trasmissibilità nel nostro Paese”.

E per la seconda settimana si “confermano” segnali di “contro-tendenza nell’evoluzione epidemiologica, con progressivo rallentamento nella diminuzione dei nuovi casi fino ad una stabilizzazione, che potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente mantenute misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”. Anche in virtù della variante inglese che, dice il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, potrebbe soppiantare l’altro ceppo e diventare prevalente in “5-6 settimane”. Tra l’altro, continua l’Istituto, “l’attuale quadro a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali” e precisa che “in alcuni contesti, un nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per Covid-19 in area critica”.

Per quanto riguarda la pressione sulle strutture sanitarie, l’Iss osserva una “diminuzione nel numero di Regioni/Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica” che ora riguarda 5 aree del Paese, anche se il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale “continua ad essere alto, ma sotto la soglia critica” de 30%, attestandosi al 24. Tuttavia, “tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali – rilevano gli esperti – con alcune regioni dove “il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza, impongono comunque misure restrittive”.