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Condannato ex guardiano del lager di Berlino complice di 3mila omicidi. Per i sopravvissuti è “l’esempio che la giustizia non ha scadenza”

L'uomo finito a giudizio, che ha cento anni, lavorava al campo di concentramento di Sachsenhausen dove in meno di 10 anni sono morte oltre 200mila persone

Un uomo di 100 anni è stato incriminato in Germania di complicità in 3.518 omicidi per essere stato guardiano del campo di concentramento nazista di Sachsenhausen, vicino Berlino. La procura della città Neurupping ha confermato l’incriminazione all’agenzia stampa tedesca Dpa, precisando che l’uomo è in grado di seguire il processo, malgrado l’età avanzata.
“Per gli anziani sopravvissuti dei campi di concentramento e di sterminio, questo processo è un esempio troppo importante del fatto che la giustizia non abbia data di scadenza“, ha detto Christoph Heubner, vice presidente del comitato internazionale dei sopravvissuti di Auschwitz. Più di 200mila persone sono morte fra il 1936 e il 1945 a Sachsenhausen, vittime della fame, i maltrattamenti, il lavoro forzato, esperimenti medici o uccise dai nazisti.

A partire dal processo del 2011 contro John Demjanjuk la giurisprudenza tedesca ritiene che l’essere stato impiegato dai nazisti in un lager prova la complicità nella morte degli internati. Ciò ha portato all’apertura di diversi nuovi processi. A luglio un uomo di 95 anni è stato condannato a due anni di carcere con la condizionale per il suo ruolo di guardiano nel lager di Stutthof, mentre pochi giorni fa è stata incriminata una donna di 95 anni che era stata segretaria del direttore di questo stesso campo di concentramento. Nel 2015 era stato condannato Oskar Groening, contabile ad Auschwitz, che aveva chiesto perdono in aula.