Scienza

Covid, l’evidenza parla chiaro: testare, tracciare e isolare aiutano. Qui a che punto siamo?

Una recente analisi, che tuttavia non è stata ancora pubblicata in riviste scientifiche peer-review, suggerisce che i contagi e i ricoveri ospedalieri a Israele sono in forte diminuzione tra i gruppi di età vaccinati. I tassi di contagi giornalieri tra le persone di età pari o superiore a 60 anni sono infatti diminuiti del 46% rispetto al picco di metà gennaio. Tra gli under 60 (non vaccinati) i casi sono invece scesi solo del 18%. Un simile effetto è stato osservato per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri.

Sono buone notizie.

In Italia, tornata in zona gialla quasi dappertutto, le città si riempiono e riprendono gli allegri assembramenti. C’è ottimismo nell’aria. Possiamo permetterci questi assembramenti e questo ottimismo?

In una conversazione del Comitato Tecnico Scientifico (Cts) indipendente inglese (Indie Sage) – nato come alternativa al Sage ufficiale, troppo appiattito sulle posizioni del governo inglese sin dalle prime infelici uscite sulla (non)strategia dell’immunità di gregge – si discutono domande chiave come: cosa possiamo fare per ridurre l’impatto delle nuove varianti? Quali azioni territoriali sono necessarie per aiutare la campagna di vaccinazione di massa? Cosa possiamo imparare dall’esperienza dei paesi più virtuosi nel contenere il coronavirus come Taiwan, Australia, Nuova Zelanda, Cina, Giappone e Tailandia? (nel video, specialmente a partire dal minuto 41:50):

I contributi di questi esperti in salute pubblica e epidemiologia sottolineano il fallimento di paesi come l’Inghilterra (ma il principio vale anche per l’Italia) nel creare strategie efficaci di testing, tracciamenti e isolamenti tempestivi e nell’istituire efficaci sistemi di salute pubblica per il controllo dei confini.

Viene inoltre ribadito un concetto molto importante per fare in modo che le strategie di contenimento Covid-19 funzionino davvero. E’ necessario testare, tracciare e isolare i casi tempestivamente (ora e ancora) per:

a) fare in modo che la campagna di vaccinazione di massa funzioni;

b) impedire la diffusione di nuove pericolose varianti come quella inglese, brasiliana e sudafricana;

c) evitare nuovi lockdown.

Il terzo punto dovrebbe interessare molto gli economisti, i ristoratori, le partite Iva e tutti coloro che vorrebbero (giustamente) che il governo la smettesse di adottare zone rosse e altre costose restrizioni con effetti negativi sull’economia, salute mentale e qualità della vita.

Cosa possiamo fare per evitare altri lockdown? L’evidenza parla chiaro: i paesi che hanno adottato strategie di salute pubblica basate su testare, tracciare e isolare in tempo con interventi sul territorio hanno evitato costosi lockdown. L’esempio più importante è Taiwan che non lo ha davvero mai adottato e secondo il Government stringency index è uno dei paesi che ha sofferto meno restrizioni di movimento al mondo.

E’ anche il paese che ha salvato più vite umane al mondo (otto decessi Covid-19) e limitato i danni all’economia. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i membri del nostro Cts.

Cosa stiamo facendo per mettere in sicurezza la campagna di vaccinazione di massa? Che strategie stiamo adottando per controllare l’insorgere di nuove varianti? Come riusciremo a evitare nuovi lockdown?