Calcio

Domenech è sempre lo stesso. Chiamato dal Nantes per evitare la retrocessione: risultati scarsi, ma parole che fanno ancora discutere

L'ex ct della Francia, dopo anni di attacchi agli allenatori italiani, scelte di formazioni basate sull'astrologia, e ripetute dichiarazioni contraddittorie torna in panchina. Quattro pareggi e due sconfitte nelle sei partite disputate fin qui e una gaffe clamorosa su Maradona: “Mi sarebbe piaciuto prenderlo in squadra, ma è morto”

“Tu sei quello che i francesi chiamano les incompétents”. Si potrebbe prendere in prestito una delle citazioni cult di Mamma ho perso l’aereo, pronunciata dalla sorella bionda di Kevin McCallister, per delineare la figura del signor Raymond Domenech. A 69 anni, con una viscerale ostilità nei confronti dell’Italia, nel suo palmares solo polvere e polemiche. L’unico “risultato” è una promozione in Ligue 1 ottenuta nel 1989 a Lione, sua città natale. Un uomo tutto d’un pezzo, così integro da essere arrestato per bagarinaggio. Al Mondiale di Usa 94 venne sorpreso dalla polizia di Boston nei pressi dello stadio di Foxboro mentre tentava di vendere, a metà prezzo, i biglietti della partita Corea del Sud-Bolivia. Tagliandi che aveva ricevuto in omaggio dalla Federazione, dato che all’epoca guidava la formazione Under 21 dei Bleus. Se la cavò passando una notte in cella e pagando una cauzione di 500 dollari.

Curiosa e discutibile la sua passione per l’astrologia. Un’ossessione per le stelle e i segni zodiacali che lo condusse allo scontro con alcuni grandi campioni: storica l’avversione verso i giocatori dello Scorpione. Le continue battute fuori luogo fecero spazientire anche Sir Claudio Ranieri, attaccato dal collega dopo il pesante ko del Nantes (l’attuale squadra di Domenech) in casa del Psg: “Se parla di teatro posso anche ascoltarlo. Ma se parla di calcio…”. Gli italiani lo ringraziano ancora perché il 9 luglio del 2006, all’Olympiastadion di Berlino, c’era lui sulla panchina avversaria. Domenech si è presto creato anche la fama di provocatore nato e le frecciate rivolte ai tecnici italiani sono da correlare in tutta probabilità ai precedenti con la nostra Nazionale: in partite secche neanche una vittoria.

Dallo scorso dicembre è stato chiamato a risollevare la crisi di risultati del Nantes. Ma non c’è stata alcuna inversione di rotta, anzi la sua esperienza viene ricordata più per le gaffe che per i risultati sul campo. Una delle più recenti riguarda Diego Armando Maradona: “Mi sarebbe piaciuto prenderlo in squadra, ma è morto”. Silenzio in sala stampa.

Le sue parole sono tornate ad attirare anche l’accanimento degli italiani con l’ingenerosa stoccata a Gasperini dopo l’eliminazione dell’Atalanta ai quarti dell’ultima Champions League: “Complimenti al Psg per questa bella emozione e grazie a Gasperini per i suoi cambi a fine partita. Questo dimostra che la leggenda che i tecnici italiani siano i migliori resta una leggenda. Tuchel ha fatto meglio”.

Bisognerebbe rinfrescargli la memoria, magari con le immagini dell’Italia di Lippi. Domenech è anche esempio di contraddizione. La Ligue 1, di norma, non consente di ingaggiare allenatori over 65. Nel 2017 – da capo dell’associazione di categoria – tentò in tutti i modi di bloccare la nomina di Ranieri, come sappiamo senza successo. E oggi ha accettato di ricoprire l’identico ruolo pur sforando il limite di età grazie alla concessione di una speciale deroga. “È stato un malinteso – la giustificazione data agli odiati giornalisti – Il regolamento è sbagliato, non puoi vietare a chi ha più di 65 anni di allenare”.

Nella sua bacheca si trova anche la critica rivolta a Guardiola, definito il vero responsabile della Brexit calcistica del Manchester City, fatto fuori dal Lione a Lisbona in un torneo stravolto dalla pandemia. E in Francia fanno ancora fatica a dimenticare il disastro vissuto al Mondiale del 2010, con l’ammutinamento della squadra in seguito alla durissima lite con Anelka. L’ex ct tornò a parlare di quell’episodio nella sua autobiografia Tutto solo, arrivando a catalogare i giocatori come “un gruppo di imbecilli”.

Di lui si ricorda anche una parentesi da commissario tecnico della Bretagna, una selezione non riconosciuta né dalla Uefa né dalla Fifa, e il doppio tentativo di convincere Gonzalo Higuain. Lo avrebbe voluto nel 2006, qualche mese dopo la finale persa con l’Italia, e lo avrebbe voluto nel 2016 come rinforzo per l’attacco bretone sfruttando il luogo di nascita del Pipita, la città di Brest.

Ora bisognerà capire se sarà in grado di portare a termine la missione salvezza con il Nantes. Le premesse sono tutt’altro che incoraggianti. Quattro pareggi e due sconfitte nelle sei partite disputate fin qui. Una tabella di marcia accompagnata dalle solite risposte pungenti, l’ultima nella notte di mercoledì a un giornalista di Téléfoot. “Ti sei pentito di essere tornato ad allenare?”, ha chiesto il reporter. “E tu ti sei pentito di aver lasciato L’Équipe per Mediapro?”, ha risposto Domenech riferendosi al bluff del gruppo sino-spagnolo che ha restituito i diritti tv lasciando il campionato francese nel caos. Domenech è sempre lo stesso.