Cronaca

Firenze, segretaria di Confindustria denuncia: “Ho chiesto lo smartworking, il direttore mi ha tirato il telefono in faccia e ha messo a tacere”

Secondo l'accusa l'episodio è avvenuto il 26 novembre, ma è stato denunciato solo lunedì. "La mia cliente aveva il terrore di perdere il posto", spiega a ilfattoquotidiano.it l'avvocato, secondo cui il mese prima sempre il direttore ha cercato di colpire un'altra segretaria. Il diretto interessato: "Episodio sfortunato, ho lanciato il telefono e sfortunatamente ho preso la collega". Ma nel referto è scritto altro

“Aveva il terrore di essere licenziata, per questo ha denunciato solo ora. Sono francamente sconcertato da questa vicenda, soprattutto che potesse accadere in Confindustria”. Così l’avvocato di una segretaria di Confindustria Firenze in malattia dal 26 novembre. Non per il virus o altro, ma per le lesioni al volto provocate, stando alla denuncia depositata ieri, perché il suo capo le avrebbe lanciato uno smartphone colpendola in pieno volto. Una vicenda che fa molto rumore perché il suo capo si chiama Leonardo Bandinelli e della sede fiorentina di Confindustria è il direttore. E’ stata raccontata oggi dal Corriere ma ha una lunga storia che è iniziata ad aprile, quando entrambe le segretarie hanno fatto richiesta di smartworking per emergenza Covid; opzione prevista dalla legge che non avrebbe trovato il gradimento di Bandinelli, dal 2018 direttore dell’importante sede fiorentina.

“È stata una circostanza del tutto accidentale e sfortunata – precisa al Corriere Leonardo Bandinelli -. In realtà ho lanciato il telefono in uno scatto d’ira e sfortunatamente ho preso la collega. Non avevo alcun motivo di prendermela con la signora”. Ilfattoquotidiano.it ha cercato Bandelli per raccogliere la sua versione dei fatti, la segreteria di Confindustria Firenze ha passato il messaggio: “Non è in sede”.

Gli episodi di questo tipo, spiega a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Mattia Alfano, in realtà sarebbero stati due. Un mese prima di colpire la segretaria con 32 anni di servizio alle spalle, Bandinelli avrebbe lanciato a vuoto il cellulare contro una collega più giovane, mancandola. Il precedente però si è ripetuto il 26 novembre, stavolta andando a segno con rovinose conseguenze. “La mia assistita è in malattia da due mesi perché le lesioni sono state importanti. Oltre a perdere molto sangue ha fatto poi una visita specialistica dove è stata riscontrata un’emorragia sottocorneale, per questo la malattia non si è ancora conclusa”.

La magistratura dovrà accertare i fatti, compresi gli asseriti tentativi di occultarli. “Quando è accaduto la mia cliente ha chiesto di attivare le procedure previste allertando i responsabili della sicurezza. Bandinelli lo ha impedito proponendosi di accompagnarla a un punto di soccorso che ha refertato il trauma contusivo dovuto allo scontro col telefono, senza però indicare le circostanze “perché lui era lì”. Al direttore di Confindustria Toscana avrebbe poi riferito che la dipendente aveva sbattuto da sola la testa contro lo porta, insomma, ha provato in vari modi a mettere tutto sotto silenzio”. Un silenzio durato due mesi. “Nei giorni successivi – si legge nella denuncia – ho saputo che il direttore non si era assunto alcuna responsabilità davanti al presidente di Confindustria raccontando che avevo sbattuto da sola in ufficio”.

“La signora aveva il terrore di perdere il posto di lavoro se andava a denunciare l’accaduto. Per questo lunedì quando l’ho vista l’abbiamo dovuta convincere che il fatto era grave e che non si poteva continuare a tacerlo piegandosi a un clima di omertà, non solo o tanto per le lesioni subite ma proprio per il contesto in cui sono avvenute. Perché abbassare sempre il capo significa legittimare questi comportamenti che sono poi la punta dell’iceberg ma evidenziano il disvalore che viene tributato al lavoratore dal proprio diretto superiore gerarchico”. E’ rilevante che sia avvenuto in una sede di Confindustria? “Sono rimasto stupefatto che proprio in Confindustria potesse succedere una cosa del genere, evidentemente c’è una sorta di senso di impunità. Probabilmente anche il ruolo di queste persone rende più grave una vicenda già grave”.