Cronaca

Vaccini, Sileri: “Iniezioni slittano di un mese per over 80. Sei o otto settimane per gli altri”. Boccia: “Immunità di gregge posticipata”

Il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, tranquillizza sul rispetto dei protocolli per rendere davvero efficace il vaccino anti-Covid, ma esprime preoccupazione sui ritardi nelle consegne da parte delle aziende produttrici. Anche l'Ue in allarme: "Abbiamo sbattuto i pugni sul tavolo e alla fine l’annunciato ritardo di diverse settimane si è trasformato in un rallentamento", ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel

Lo avevano preannunciato Giovanni Rezza e Franco Locatelli nel corso della conferenza stampa di ieri sul monitoraggio della pandemia dell’Istituto superiore di sanità. Lo confermano oggi le parole del viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che ha spiegato come “le riduzioni di dosi comunicate da Pfizer e da Astrazeneca faranno slittare di circa quattro settimane i tempi previsti per la vaccinazione per il Covid degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione“. Parlando a Domenica In su Rai 1, Sileri ha aggiunto che “da domani le dosi a disposizione saranno utilizzate anzitutto per effettuare il richiamo nei tempi previsti a coloro che hanno già ricevuto la prima somministrazione, cioè soprattutto per gli operatori sanitari. Tra due settimane, se tutto va bene, avremo un mercato con i tre vaccini, il che significa riprendere con maggior forza, completare la vaccinazione per i medici e gli infermieri e cominciare con gli over 80. Questo tipo di rallentamento coinvolge tutta l’Europa e buona parte del mondo, ma confido che il ritardo possa essere colmato più avanti”.

Dichiarazioni seguite a quelle del ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, che in giornata aveva annunciato che l’immunità di gregge slitterà, ma i richiami a chi ha già ricevuto la prima dose saranno garantiti, tranquillizzando sul rispetto dei protocolli per rendere davvero efficace il vaccino anti-Covid, ma esprimendo preoccupazione sui ritardi nelle consegne da parte delle aziende produttrici che rischiano di far saltare il piano ideato dal governo. Più che un’ipotesi, quasi una certezza visto il rallentamento di Pfizer e il ridimensionamento della produzione di AstraZeneca. “È evidente che, se i vaccini non ci sono, slitta di qualche settimana o mese l’immunità di gregge. Non dipende da noi ma dalle aziende che forniscono i vaccini”, ha detto il ministro a SkyTg24. Boccia ha tuttavia confermato che i richiami saranno “fatti e garantiti”, anche grazie alle 2,5 milioni di dosi annunciate ieri nel corso della conferenza stampa da Franco Locatelli. La conferma l’ha data anche la stessa Pfizer: “Dalla prossima settimana la fornitura del vaccino tornerà a regime”, hanno dichiarato ai microfoni di SkyTg24. La società farmaceutica statunitense ha anche specificato che “dall’8 al 18 Gennaio sono state inviate le fiale previste dal piano di ordinazione, poi c’è stata la riduzione a causa del riadattamento del sito produttivo belga di Puurs. Con la decisione del Governo di somministrare sei dosi anziché cinque, Pfizer ha ridotto il numero di fiale, ma non di dosi previste, che resta lo stesso. Quello che sta accadendo è frutto di un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale”.

Ma, ha avvisato, il piano va rimodulato “in base ai numeri ridotti”. Dopo gli annunci di sabato del premier Giuseppe Conte e del commissario straordinario Domenico Arcuri sulle iniziative legali allo studio, anche il ministro ha puntualizzato: “Pretendiamo che quei numeri siano ripristinati”. Se ci sono problemi produttivi per i ritardi “devono spiegarceli” ma, “se i vaccini destinati all’Ue finiscono in altri continenti, è molto grave”. L’Unione Europea e il nostro Paese, ha sottolineato ancora Boccia, hanno preso degli accordi “ben precisi” e “pretendiamo che quei numeri vengano rispettati”. Di fronte al nuovo annuncio di Pfizer, che dalla prossima settimana potrebbe non consegnare tutte le dosi di vaccino pattuite, il ministro ha aggiunto: “Serve uno Stato forte per imporre alle aziende il rispetto delle regole”. Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Faremo causa a Pfizer e Astrazeneca perché non stanno rispettando il contratto. Faremo tutta la pressione del caso”, ha assicurato durante Mezz’ora in più su Rai Tre. “È un rapporto perverso – ha aggiunto – quello degli Stati europei che dipendono da Ceo di aziende”.

Di fronte alla crescente rabbia dei Paesi Ue, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha assicurato: “Abbiamo intenzione di far rispettare alle società farmaceutiche i contratti che hanno firmato usando i mezzi legali a nostra disposizione”. Senza precisare le possibili azioni della Ue, Michel ha detto che l’Unione insisterà nel chiedere trasparenza sulle ragioni di questi ritardi. Ed ha spiegato che dopo il primo avviso da parte di Pfizer di un ritardo previsto di diverse settimane, Bruxelles ha assunto una posizione molto dura riuscendo a ridurre questi tempi: “Abbiamo sbattuto i pugni sul tavolo e alla fine l’annunciato ritardo di diverse settimane si è trasformato in un rallentamento delle consegne”, ha detto in un’intervista ad Europe 1.

L’Italia è al momento l’unico Paese ad aver annunciato mosse legali nei confronti dei produttori. Ma l’irritazione coinvolge tutti gli Stati e anche la Commissione Europea inizia quindi a muovere i primi passi. Adesso è Michel a rassicurare, ma già giovedì la commissaria alla Salute Stella Kyriades aveva espresso “profonda insoddisfazione” e garantito che “continuerà a insistere con AstraZeneca per avere misure che aumentino il grado di prevedibilità e stabilità nelle consegne”. Lunedì è stata convocata una riunione per discutere dei ritardi e i vertici della multinazionale saranno invitati a fornire informazioni e dettagli riguardo il ridimensionamento della produzione. Gli Stati membri hanno infatti bisogno di numeri certi per poter programmare le campagne vaccinali, con l’obiettivo dichiarato dell’Ue di raggiungere il 70% di cittadini vaccinati entro l’estate. Allo stesso tempo, però, la Commissione Ue prova a calmare le acque, ricordando che le forniture sono trimestrali e di conseguenza bisognerà attendere fine marzo per comprendere la portata dei ritardi.