Cronaca

Sicilia, distrutto dal terremoto e off-limits da 53 anni: il vecchio centro di Montevago diventa museo a cielo aperto

Il vecchio centro della cittadina distrutta dal sisma è stato recuperato e trasformato in un museo a cielo aperto grazie all'associazione La smania addosso di cui fanno parte una quindicina di giovani. "Ci piace pensare che adesso quel paese rimasto fermo a quella terribile notte e che quindi ricordava la morte adesso racconti anche la vita", raccontano

Un Paese distrutto dal terremoto del Belice, trasformato in museo a cielo aperto dopo 53 anni. Succede a Montevago, in Sicilia, al centro della zona dove la notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 il sisma uccise 300 persone, mille rimasero ferite e 7mila furono sfollate. Da allora le autorità proibirono l’ingresso alle rovine. Fino ad oggi.

Il vecchio centro di Montevago, infatti, è stato ripulito, sono riaffiorati i pavimenti, percorsi, edifici, strutture riadattate e ora in grado di ospitare forme d’arte contemporanea, ma anche iniziative culturali, turistiche ed enogastronomiche. È tornata anche la luce nei lampioni: adesso la sera sembra di nuovo abitato. Insomma è diventato un museo a cielo aperto. Grazie all’associazione La smania addosso di cui fanno parte una quindicina di giovani di Montevago, che hanno fatto rivivere quei luoghi abbandonati.

“Camminando tra quelle strade abbandonate un giorno abbiamo immaginato che i ruderi potessero diventare supporti di arte, ci siamo messi a ripulire le vecchie case dove tutto era ancora fermo a quel 14 gennaio del ’68, abbiamo sistemato i mobili e gli oggetti dentro le case, ricreando vecchie ambientazioni. Abbiamo anche riportato un’anziana signora a casa sua, non metteva piede in quella casa da 53 anni, ricordava tutto di quella casa, ogni oggetto che c’era, i colori le tende. È stata una grande emozione per tutti”, dice Fausto Moretti dell’associazione “La smania addosso”. Il vecchio centro, che adesso è in grado di ospitare forme d’arte prende il nome di Percorsi Visivi e si propone dunque come un museo, come un viaggio sensoriale tra le suggestioni visive del tempo e dello spazio e come luogo di memoria che però celebra la vita e non la morte.

“Ci piace pensare che adesso quel paese rimasto fermo a quella terribile notte e che quindi ricordava la morte – continua Fausto – adesso racconti anche la vita di quel paesino dimenticato da Dio e che tutta l’Italia a conosciuto grazie a quell’evento catastrofico, ma prima di esso qui c’erano i bambini che giocavano, i cortili dove ci si riuniva, una comunità viva che oggi invece vive divisa tra il passato e il presente. L’operazione che abbiamo voluto mettere in campo è restituire a quel paese una memoria diversa, la memoria della vita che scorreva tra queste strade, un modo per rimarginare lo strappo tra il prima e il dopo”.

Proprio in virtù dell’alta valenza turistica dell’iniziativa, Percorsi Visivi ha ottenuto il patrocinio dell’Enit – Agenzia Nazionale del Turismo. Il progetto ha ricevuto il sostegno economico della Presidenza dell’Assemblea regionale siciliana e dell’Assessorato al Turismo Sport e Spettacolo della Regionecon finanziamenti rispettivamente da 10mila e 15mila euro. Il percorso d’arte parte da Corso Umberto I e, prosegue per le vie del vecchio centro, tra gli scorci della Valle del Belice, e arriva fino ai resti del Duomo.