Cronaca

Vaccino anti-Covid, Fondazione Gimbe: “A rischio le seconde dosi, Regioni accantonino fiale. Meno contagi grazie al decreto Natale”

L'allarme arriva nell'ultimo monitoraggio settimanale sulla pandemia dove si sottolinea come il caos sulle forniture metta a rischio la somministrazione della seconda dose ad almeno una parte di coloro che ha già ricevuto la prima: 4mila persone che avrebbero già dovuto completare il ciclo vaccinale non hanno ancora ricevuto il richiamo

Quattromila persone che avrebbero già dovuto completare il ciclo vaccinale non hanno ancora ricevuto la seconda dose. E i numeri sono destinati ad aumentare, motivo per cui è “fondamentale” che “in questa fase”, caratterizzata dai ritardi di Pfizer, anche “comunicati last minute”, le Regioni “accantonino i vaccini” per i richiami. Altrimenti la copertura tra gli operatori sanitari, socio-sanitari e gli over 80 “con le attuali criticità” sembra “ardua da raggiungere” nei tempi previsti. L’allarme arriva dalla Fondazione Gimbe, che nell’ultimo monitoraggio settimanale sulla pandemia sottolinea come “si osserva una riduzione dei nuovi casi grazie agli effetti del Decreto Natale” e sottolinea come il caos sulle forniture metta a rischio la somministrazione della seconda dose ad almeno una parte di coloro che ha già ricevuto la prima.

Al 20 gennaio, si legge nel report, “sono state consegnate alle Regioni 1.558.635 dosi, di cui 1.250.903 già somministrate (80,3%), con inevitabile rallentamento negli ultimi giorni”. Tuttavia, scrive Gimbe, “solo 9.160 persone hanno completato il ciclo vaccinale, mentre 13.534 persone avrebbero già dovuto ricevere la seconda dose”. Il presidente Nino Cartabellotta sottolinea che “tenendo conto dei possibili ritardi di consegna, anche comunicati last minute come nel caso di Pfizer, è fondamentale che in questa fase le Regioni accantonino i vaccini per la somministrazione della seconda dose”. La campagna vaccinale, aggiunge il presidente della Fondazione, “non è una gara di velocità: l’unità di misura su cui confrontarsi, sia con gli altri Paesi, sia tra le Regioni, non è infatti il numero di dosi somministrate, ma la percentuale della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale, garanzia di efficacia del 94-95% nel prevenire la Covid-19 sintomatica”.

La responsabile Ricerca sui servizi sanitari Renata Gili sottolinea come gli obiettivi delineati sulle coperture “prevedono la vaccinazione dell’80% degli operatori sanitari, socio-sanitari e delle persone over 80 entro la fine di marzo e il 70% degli adulti entro la fine dell’estate”, numeri che richiedono “un’accelerazione che, con le attuali criticità, sembra ardua da raggiungere, pur rimanendo obiettivo prioritario una volta risolti i problemi di fornitura dei vaccini”. In questo contesto di incertezza sulla progressione della campagna vaccinale, continua Cartabellotta, è “indispensabile potenziare rapidamente l’esigua attività di sequenziamento virale” visto che la Commissione Europea “raccomanda un target del 5-10% dei tamponi molecolari positivi”.

Non solo: “Bisogna prendere definitivamente atto che solo le zone rosse, come quelle imposte dal Decreto Natale, sono la vera arma per piegare la curva del contagio, destinata a risalire nelle prossime settimane per le minori restrizioni nelle Regioni arancioni e gialle, la riapertura delle scuole e il potenziale impatto delle nuove varianti”, sottolinea la Fondazione Gimbe alla luce dei dati dell’ultimo monitoraggio. Dopo due settimane di lenta risalita di tutte le curve che “riflettevano gli allentamenti pre-natalizi – afferma Cartabellotta – si osserva una riduzione dei nuovi casi grazie agli effetti del Decreto Natale, che nei primi giorni ha di fatto ‘colorato di rosso’ l’intero Paese”. Grazie alla serrata di Natale, spiega Gimbe, “si riduce l’incremento percentuale dei casi in quasi tutte le Regioni” e si osserva anche un “lieve calo anche delle ospedalizzazioni”, anche se l’occupazione da parte di pazienti Covid “continua a superare in 7 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 11 Regioni quella del 30% delle terapie intensive”.