Calcio

Dalla semifinale Champions al rischio Serie B: la fine ingloriosa dello Shalke 04 a causa dei debiti e del Covid

Difficoltà economiche che vanno avanti da mesi e che il coronavirus ha fatto esplodere: questa la causa del momento più difficile della squadra di Gelsenkirchen, i cui risultati sul campo riflettono i problemi di gestione. Una caduta senza fine per un club che solo nel 2011 si giocava l'accesso alla finale di Champions all'Old Trafford di Manchester

È il 4 maggio 2011. Lo Schalke 04 viene sconfitto per 4 a 1, ad Old Trafford, dal Manchester United, nella gara di ritorno di semifinale di Champions League. Una sconfitta netta e senza appello che però rappresenta il risultato più importante della storia della squadra tedesca in campo internazionale. Più prestigioso anche del successo di Coppa UEFA del 1997 contro l’Inter. E proprio contro i nerazzurri era arrivata, nei quarti di finale, la vittoria più sorprendente: il 5 a 2 di San Siro nella gara d’andata. A dieci anni da quella cavalcata europea i Knappen – ovvero “i minatori” – si trovano a fare i conti con una delle crisi più profonde della loro storia. L’ultima vittoria in Bundesliga risale al 17 gennaio 2020 contro il Borussia M’Gladbach, quando lo Schalke 04 era quarto in classifica insieme al Borussia Dortmund. Dodici mesi dopo si ritrova ultimo in classifica, dopo aver perso anche lo scontro diretto casalingo contro l’Arminia Bielefeld. La sconfitta ha portato al secondo cambio in panchina della stagione. Via Manuel Baum – che aveva sostituito David Wagner a settembre – e dentro Stevens. I punti conquistati finora sono appena quattro, mentre quelli da recuperare sulla terz’ultima (ultimo posto utile per il playout salvezza contro la terza di serie B) sono sei. Ma la carenza di risultati è solo la punta dell’iceberg. Alla base di tutto ci sono profondi problemi societari e finanziari.

L’8 aprile scorso, in piena pandemia, il club di Gelsenkirchen ha pubblicato un comunicato ufficiale rivolto ai propri tifosi piuttosto eloquente: “Ogni singola rinuncia al rimborso è un immenso contributo per stabilizzare la liquidità e garantire la sopravvivenza dell’associazione”. Il problema è che la crisi economica dello Schalke 04 era già presente prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria. Esclusi gli effetti del Covid-19, nel luglio scorso i debiti ammontavano a una cifra vicina ai 200 milioni di euro. La ripresa del campionato dopo il lockdown primaverile ha permesso di far entrare nelle casse del club almeno la quota dei diritti televisivi. Guai peggiori sono stati così scongiurati ma i problemi persistono, anche perché la squadra non è riuscita a qualificarsi per nessuna competizione europea. Tra i dirigenti si sta riflettendo se favorire l’ingresso di nuovi soci esterni per rendere più competitiva e moderna la società. Una piccola rivoluzione per un club le cui quote sono sempre state gestite da un comitato interno, espressione della comunità di Gelsenkirchen.

Le perdite dirigenziali di questi mesi poi sono state importanti. In primis l’addio di Peter Peters. Peters era a Gelsenkirchen da 27 anni ed è stato l’artefice di molte vittorie. Una delle figure più influenti del calcio teutonico. A lungo responsabile finanziario della società, è grazie a lui se è stato possibile costruire la Veltins-Arena nel 2001, l’attuale casa dello Schalke 04. Nel mese di giugno se ne andato anche il presidente Clemens Tönnies. Mai realmente accettato dalla tifoseria, le sue dimissioni sono arrivate al termine di una polemica per la gestione di un focolaio di Coronavirus all’interno di uno stabilimento della Tonnies Holding, l’azienda di carni che possiede. La diffusione del virus sarebbe stata accelerata anche dalle condizioni di lavoro degli operai. Non una cosa secondaria per un club dalla forte identità proletaria. Nel 2019 Tönnies era finito già al centro delle polemiche per alcune frasi razziste che gli erano costate una sospensione di tre mesi. Infine, circa un mese fa, è stato sollevato dall’incarico il direttore tecnico Michael Reschke, ex di Stoccarda e Bayern Monaco.

Una piccola boccata d’ossigeno ai conti societari è arrivata dal drastico tagli di stipendi operato in estate. Il calciomercato poi è stato il più misero degli ultimi anni. Dalla Juventus sono arrivati 22,5 milioni (4 di prestito e 18,5 di obbligo di riscatto) per Weston McKennie. Caligiuri e l’ex capitano Nübel sono stati svincolati, Rudy è tornato all’Hoffenheim così come Todibo e Miranda al Barcellona. Nella Ruhr sono invece arrivati soltanto giocatori a titolo gratuito. Gonçalo Paciencia dall’Eintracht, Ludewig dal Salisburgo e il portiere Rönnow in prestito, il 36enne Vedad Ibisevic a parametro zero. Anche i rapporti all’interno dello spogliatoio sono caratterizzati dall’instabilità. Alla fine di novembre Ibisevic e l’ex vice-allenatore Naldo sono quasi venuti alle mani. Il fatto ha costretto la società a rescindere il contratto all’esperto croato dal prossimo 31 dicembre. Il 24 novembre poi erano stati esclusi dalla rosa Amin Harit e Nabil Bentaleb per comportamento non professionale. Due tra i giocatori più talentuosi dei Knappen. Il primo è stato reintegrato mentre per il secondo è stata già decisa la cessione. Al momento l’unica speranza pare essere nel settore giovanile della club, uno dei migliori in Germania. È da lì che hanno cominciato giocatori come Neuer, Özil, Meyer, Draxler e Sané. Se il 20enne Kabak (obiettivo del Milan) è il punto fermo della difesa e Harit il giocatore da cui ci si aspetta la consacrazione, lo Schalke 04 ha già fatto esordire due nuovi talenti provenienti dal vivaio: il 19enne finlandese Malick Thiaw e il trequartista Can Bozdogan. Il primo è un difensore centrale già entrato nell’undici titolare, mentre il secondo ha nella fantasia e dell’imprevedibilità le sue doti migliori. Per molti è l’erede di Ozil. Basterà per invertire questa spirale negativa e scongiurare una retrocessione che non si verifica dal 1988?

Twitter: @giacomocorsetti