Cronaca

Verona, “all’ospedale di Borgo Trento non c’è posto, c’è chi è morto in corridoio”: lo sfogo di un operatore. La direzione prende le distanze

Al Tg Rai regionale va in onda una testimonianza drammatica. "Mi trovo a dover fare delle scelte che vanno contro la mia morale", mentre in città continua la ressa in centro storico per lo shopping natalizio. Il direttore generale: "Valutiamo esposto in Procura"

“All’ospedale di Borgo Trento a Verona non c’è più posto per ospitare i pazienti in una stanza. Anche se sono in fin di vita. E qualcuno è morto in corridoio“. E’ la denuncia di un operatore sanitario scaligero che, intervistato dal Tg Rai Regionale, ha fornito uno spaccato agghiacciante di quanto sta accadendo. Una testimonianza forte, su cui si registra la presa di distanze ufficiale: “Stiamo valutando un esposto in Procura sul filmato uscito in questi giorni”, dice il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Francesco Cobello. “Il servizio che offriamo è sempre rispettoso dei cittadini, abbiamo attrezzato intere aree per il Covid”.

LA DENUNCIA – “In questi ultimi giorni ho assistito delle persone che sono state accompagnate letteralmente nei corridoi a morire, perché siamo stipati dappertutto. In tutte le stanze non c’è un buco dove poter garantire una morte dignitosa alle persone che noi assistiamo”. Queste parole danno la prova di quanto stia diventando preoccupante la situazione a Verona, una provincia dove i morti sono arrivati a 1252 unità, un quarto di tutti i 4896 decessi del Veneto. Il dipendente dell’ospedale è stato intervistato in forma anonima, ma parla anche a nome dei suoi colleghi, provati dal super lavoro e da quello di cui sono quotidianamente testimoni. Il suo luogo di lavoro è il reparto Covid che è stato allestito al Pronto Soccorso di Borgo Trento, mentre in città continua la ressa in centro storico per lo shopping natalizio. Un contrasto stridente. “Dobbiamo stare attenti e la gente non deve andare in giro senza precauzioni. – continua l’infermiere – Quello che sta accadendo è drammatico. Alcuni di noi si ammalano e così si aggrava il bisogno di personale per poter completare in modo adeguato l’assistenza ai pazienti. Io ho sempre vissuto col pensiero che l’essere umano debba essere trattato come un essere umano e invece mi trovo a dover fare delle scelte che vanno contro la mia morale. E questo io faccio fatica ad accettarlo”.

LA POLITICA – La denuncia dell’operatore sanitario veronese è stata raccolta da due consiglieri regionali del Pd, Anna Maria Bigon che è vicepresidente della Commissione Sanità, e Andrea Zanoni. “A Borgo Trento si muore nei corridoi perché non c’è più spazio. La denuncia di un lavoratore dell’ospedale veronese va oltre ogni immaginazione e questo non può essere tollerato. La Regione deve intervenire, il governatore Luca Zaia non può dare sempre la colpa al Governo”. I due consiglieri aggiungono: “La testimonianza di un lavoratore del Pronto soccorso dimostra come le strutture siano stipate all’inverosimile. A Legnago ci sono 49 pazienti attualmente in Pronto soccorso di cui 20 con patologia Covid, in cura mentre attendono di trovare il posto letto. Nella stessa situazione si trovano rispettivamente 32 e 16 pazienti a San Bonifacio, mentre a Villafranca, dove ci sono 18 pazienti in terapia intensiva e altri 100 ricoverati, sono 19 gli affetti da Coronavirus che aspettano in Pronto soccorso. Mancano spazi e soprattutto personale, tanto che si parla di una riduzione del 30 per cento dei servizi sanitari, un’enormità”. La stilettata finale è rivolta al governatore Zaia: “In questa seconda ondata della pandemia il piano da lui presentato ha fallito, abbia la decenza di ammetterlo”.