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Nuova lettera di Patrick Zaki alla famiglia: “Ho bisogno di antidolorifici, il mio stato mentale non è un granché”

"Continuo a pensare all’Università, all’anno che ho perso senza che nessuno ne abbia capito la ragione. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia", ha scritto il giovane studente dell'università di Bologna. "Che queste parole dolorose di Patrick giungano al Governo italiano che faccia veramente qualcosa di più", ha dichiarato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury

“Le recenti decisioni sono deludenti come al solito, senza una ragione comprensibile. Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di forti antidolorifici e di qualcosa per dormire meglio”. Inizia così la nuova lettera scritta da Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna arrestato lo scorso 7 febbraio all’aeroporto del Cairo, indirizzata ai suoi familiari e datata 12 dicembre. Una missiva che sorprende, dato che dopo gli ultimi incontri con i suoi avvocati, nel corso delle ultime udienze sulla sua scarcerazione, la legale Hoda Nasrallah aveva parlato di un Patrick in buone condizioni fisiche e psicologiche.

Ma dal nuovo documento uscito dalla Sezione Scorpion del carcere di Tora, quella dedicata ai prigionieri di coscienza, si legge che “il mio stato mentale non è un granché dall’ultima udienza”: “Continuo a pensare all’Università, all’anno che ho perso senza che nessuno ne abbia capito la ragione. Voglio mandare il mio amore ai miei compagni di classe e agli amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa lì, le strade e l’università. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione”.

Il gruppo Facebook Patrick Libero che fornisce aggiornamenti sul caso del giovane studente e che ha diffuso il contenuto della lettera esprime “grave preoccupazione per la salute mentale e fisica di Patrick”, dopo l’ultimo rinnovo della detenzione per 45 giorni. Anche Amnesty International “è veramente allarmata per le condizioni fisiche e mentali di Patrick Zaki che sembrano in via di deterioramento”, ha dichiarato il portavoce della ong in Italia, Riccardo Noury. “Che queste parole dolorose di Patrick – aggiunge – giungano al Governo italiano che faccia veramente qualcosa di più, di meglio e di veloce di quanto ha fatto finora, per assicurare che Patrick possa tornare presto in libertà”.