Calcio

Paolo Rossi, eroe ed eterno ragazzo come noi

Mi succede sempre, ultimamente anche troppo spesso purtroppo. Alla notizia della scomparsa di un personaggio noto, amato e ammirato soprattutto, prima ancora di andare a leggere il “come e perché”, la mente elabora un fotogramma. Il frammento che l’inconscio associa alla sua figura, che lo lega a te.

Paolo Rossi se n’è andato nella serata di ieri e quel frammento è una stella a tre punte, la tripletta che stese il Brasile al “Mundial” del 1982. Tutta insieme, perché in tutte e tre le reti c’è Paolo Rossi. Opportunismo, furbizia e quel pizzico di magia che lui stesso ha più volte benedetto: “Ci sono dei periodi in cui è come fossi baciato dalla buona sorte. Da un giorno all’altro lì, per me è cambiato tutto”.

Cambiò il destino degli Azzurri e dell’Italia intera che diventò Campione del Mondo, tutta, assieme ai compagni di squadra che per una volta non fu esagerato chiamare eroi. Pensate agli episodi che oggi rivivremo nel ricordo di uno dei suoi protagonisti principali. In campo, sugli spalti, sull’aereo di ritorno, in ogni piazza. Fu epica, ed essa si sa, appartiene agli eroi e ai popoli.

Il mio frammento conserva anche l’esultanza, quella corsa pacata ma con le braccia tese e i pugni stretti, a scaricare la tensione, a stringere forte il sogno che, incredulo lui per primo, stava vivendo dopo l’incubo dello scandalo scommesse del 1980. Una pagina brutta del calcio italiano che sfiorò “Pablito”, innocente, ma che aveva rischiato di macchiare quel sorriso pieno e spegnere la luce di quegli occhi vispi.

Gli saremo riconoscenti, come fu lui al funerale del ct Enzo Bearzot: “Io a lui devo tutto, senza di lui non avrei fatto quel che ho fatto. Era una persona di una onestà incredibile e un tecnico di grande spessore. Incarnava la figura dell’italiano popolare, e anche se non è stato uno scienziato o un artista, rimarrà nella storia dei nostri grandi del secolo scorso”. Potremmo adattare l’ultima frase al suo, di ricordo, perché rimarrà, perché davvero come canta Antonello Venditti: “Paolo Rossi era un ragazzo come noi”.