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X Factor, Benedetta dei Melancholia: “Giocavo in Serie A ma ho lasciato il calcio per la musica. Ero distruttrice e turbolenta”

La voce dei Melancholia, il gruppo rivelazione di questa edizione di X Factor 2020 eliminato però la scorsa settimana, in un'intervista all'Huffington Post ha raccontato la loro esperienza nel talent di Sky

“Eravamo delusi, noi volevamo suonare bene ogni settimana. X Factor è stato un privilegio e non far più parte di questa famiglia è un dispiacere. Questo è un talent stressante ma bello. Il nostro umore è nuovamente normale. All’inizio è stato faticoso tornare alla quotidianità“. A dirlo è Benedetta, la voce dei Melancholia, il gruppo rivelazione di questa edizione di X Factor 2020 eliminato però la scorsa settimana, che in un’intervista all’Huffington Post ha raccontato la loro esperienza nel talent di Sky e ha rivelato dettagli inediti sul suo passato. “Ci siamo chiesti come è stato possibile, dopo settimane in cui eravamo andati benissimo, essere eliminati a un passo dalla semifinale. Manuel Agnelli ci ha chiamato per chiederci qual era il nostro stato d’animo, lui ci sarà sempre per noi e la sua chiamata è stato un gesto amichevole e paterno”, ha spiegato la cantante.

“Ci sono stati tanti momenti felici e di crisi totale. Suonare in sala prove sentendoci come a casa è stato bellissimo. Nonostante il format televisivo, stare insieme ci faceva tornare alla normalità e alla quotidianità della nostra vita fuori da X Factor”, ha aggiunto, tirando le somme di questa esperienza unica. Poi ha raccontato come sono nati i Melancholia: “Solo la storia personale di Filippo è legata all’oratorio. Io frequentavo la parrocchia solo perché mia madre non voleva lasciarmi sola in casa, ero distruttrice e turbolenta (ride, ndr). Io e Filippo ci siamo visti in oratorio due volte da bambini ma non ci siamo mai parlati: lui suonava la chitarra e io mi sfogavo correndo all’aperto. Dopo alcuni anni ci siamo incontrati nuovamente e abbiamo iniziato a suonare insieme”.

E la rivelazione sulla sua precedente carriera: “Ho smesso da un anno e mezzo perché ci sono stati disguidi con la società, il Grifo Perugia. Giocare in Serie B e lavorare nel mondo della musica in modo professionale è impossibile soprattutto frequentando anche l’Università. Ho iniziato a giocare a calcio a 15 anni, un anno dopo ho esordito in Serie A che non è riconosciuta come categoria professionistica. Ho dovuto fare una scelta e ho scelto la musica”.