Scuola

Scuole superiori, governo diviso: si valuta riapertura dal 7 gennaio, ma resta l’ipotesi dicembre nelle aree meno a rischio

Fonti di maggioranza fanno sapere che "la discussione è ancora aperta", decisione in arrivo entro i prossimi giorni. Nel frattempo 719mila alunni calabresi e lombardi torneranno in aula alle medie da lunedì, mentre il governatore del Piemonte Cirio ha deciso di rimandare tutto per limitare i contagi: "È una scelta dolorosa, ma necessaria"

È ancora aperta all’interno del governo la partita sulla scuola, in vista del nuovo dpcm che dovrà essere approvato entro il 3 dicembre. Fonti di maggioranza inizialmente fanno sapere che l’orientamento prevalente è quello di rimandare al 7 gennaio il rientro in classe degli studenti delle scuole superiori. Ma dopo poche ore trapela un’indicazione opposta, cioè che nelle aree a più basso contagio i ragazzi possano gradualmente tornare già nelle prossime settimane, magari dal 14 dicembre, riducendo gli orari di didattica a distanza. Due punti di vista completamente diversi che riflettono le tensioni tra i partiti di governo, con la ministra dei trasporti Paola De Micheli che reputa impossibile poter garantire nell’immediato il distanziamento sui mezzi (la cui capienza ora è al 50%) senza uno scaglionamento degli orari e la collega all’Istruzione Lucia Azzolina decisa a riportare gli studenti in aula al più presto. La decisione finale dovrebbe comunque arrivare entro i prossimi giorni.

Alle medie, invece, oltre a quelli che già fanno lezione in presenza, potranno tornare in aula a partire da lunedì i ragazzi che vivono in Lombardia e Calabria. Effetto dell’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che ha declassato le due Regioni dalla zona rossa all’arancione, dove non c’è l’obbligo di dad per chi frequenta la seconda o terza media. Fa eccezione il Piemonte: il governatore Alberto Cirio ha emanato un’ordinanza restrittiva per rimandare a data da destinarsi il via libera. “Riaprire la scuola è la priorità e proprio per questo è fondamentale farlo in sicurezza, per non rischiare di dover richiudere fra un mese”, ha chiarito il presidente, ribadendo le motivazioni della sua decisione, sostenuta dalla task force regionale di epidemiologi ed esperti e da dati che mostrano come dall’introduzione della Dad la curva abbia “invertito la tendenza, evidenziando l’inizio di una fase in discesa” con un dimezzamento di casi di positività fra gli 11 e i 18 anni. “È una scelta dolorosa, ma necessaria” insiste Cirio. “Ci sono circa 15 giorni di scuola effettivi da qui all’Epifania. Due settimane in cui i ragazzi rischiano concretamente di tornare a contagiarsi portando poi il virus in famiglia”, aggiunge, ricordando che il Piemonte “ha predisposto un piano su trasporti e orari che credo sarebbe opportuno adottare a livello nazionale, se veramente si vuole garantire la scuola in presenza”. Poi l’annuncio: “Da lunedì lavoreremo per rimodulare il calendario scolastico e recuperare dalla primavera, cessata l’emergenza, i giorni in presenza che sono stati persi“.

Il tema dei trasporti e della differenziazione degli orari resta però sul tavolo. Non si è ancora placato il braccio di ferro tra la ministra delle infrastrutture Paola De Micheli, che ieri a Repubblica aveva ipotizzato di mandare i ragazzi a scuola pure di domenica (salvo poi ritrattare), e la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina. Da viale Trastevere non è infatti arrivato alcun commento alla proposta, mentre i sindacati sono subito saliti sulle barricate. Poi ci sono gli uffici periferici del ministero dell’Istruzione e i dirigenti scolastici che ritengono poco praticabile anche la soluzione di scaglionare le lezioni lungo tutta la giornata per evitare assembramenti sui mezzi pubblici nelle ore di punta. È anche per questo che il governo sembra intenzionato a rimandare tutto a gennaio: serve tempo per arrivare preparati alla riapertura. Molto meno d’impatto sono i numeri dei ragazzi delle medie. Complessivamente, secondo i calcoli di Tuttoscuola, sono 719mila gli alunni calabresi e lombardi che da lunedì ritorneranno a seguire le lezioni in presenza. Resteranno a casa, invece, i 507mila che vivono in Campania, Toscana e Abruzzo, dove ancora valgono le restrizioni della zona rossa. Il governatore campano Vincenzo De Luca in realtà ha imposto regole ancora più severe per il suo territorio: dal 25 novembre sono tornati tra i banchi solo i bambini della scuola dell’infanzia e la prima classe della scuola elementare; verrà prorogato fino al 7 dicembre il regime di didattica a distanza dalla seconda classe della scuola primaria.