Cronaca

L’allarme dei medici internisti: “Gli ospedali vicini al collasso, manca personale. Crescente difficoltà a curare i malati cronici non Covid”

La Federazione dei medici internisti avvisa sulla situazione nelle strutture sanitarie, anche ora che la curva del contagio sembra aver raggiunto il plateau attorno ai 35mila casi di Covid al giorno: "Le possibilità di accesso agli ospedali si stanno riducendo". Il report dell'Anaao-Assomed: il Piemonte è saturo al 191%, Valle d’Aosta al 229%, Lombardia al 129%, Liguria al 118%, Lazio al 91%, Campania all’87%. Solo Molise e Friuli Venezia Giulia sono sotto la soglia di occupazione del 40

Gli ospedali sono “prossimi al collasso” perché continua ad arrivare un “gran numero” di pazienti Covid nei reparti di medicina interna e c’è “carenza di personale”. L’ultimo allarme sulla situazione nelle strutture sanitarie, anche ora che la curva del contagio sembra aver raggiunto il plateau attorno ai 35mila casi di Covid al giorno, arriva dalla Federazione dei medici internisti. Il presidente Dario Manfellotto, commentando l’analisi del sindacato Anaao-Assomed sull’occupazione dei posti letto in ospedale, spiega che le “preoccupazioni” sulla “saturazione” nelle Medicine interne sono confermate.

Stando all’analisi dell’Anaao-Assomed, il maggior sindacato dei medici ospedalieri, nei reparti di Pneumologia, Medicina interna e Malattie infettive, stando al confronto, regione per regione, dei posti letto nel 2018 e quelli attivati nel 2020 con l’attuale numero dei ricoveri Covid-19, emerge “un quadro drammatico”: il Piemonte è saturo al 191%, Valle d’Aosta al 229%, Lombardia al 129%, Liguria al 118%, Lazio al 91%, Campania all’87%. Solo Molise e Friuli Venezia Giulia sono sotto la soglia di occupazione del 40%, ma comunque vicine con il 34% dei posti letto occupati. In totale, secondo il report, sono in allarme 19 Regioni e Province Autonome.

Nei reparti di “Medicina interna – assicura Manfellotto – ai pazienti vengono garantite tutte le cure, anche quelle sub-intensive, compresa l’ossigenoterapia e le varie forme di ventilazione non invasiva, cercando di evitare di arrivare alla intubazione o alla morte”. Allo stesso tempo però gli internisti “continuano ad assistere i pazienti che sono affetti da altre patologie importanti, come insufficienza renale, bronchite cronica, scompenso cardiaco, sepsi, polmonite”. Ma proprio per questi malati, avvisa, “le possibilità di accesso agli ospedali si stanno riducendo”. È quindi chiaro, ad avviso di Manfellotto, “che una probabile conseguenza sarà la crescente difficoltà a ricoverare e garantire gli standard qualitativi di cura per i malati cronici riacutizzati non Covid’’.

Il grido d’allarme del sindacato e della Federazione dei medici internisti ricalca l’avviso del ministro della Salute, Roberto Speranza, che nelle scorse ore ha ricordato come il rischio sanitario rimane molto alto, nonostante il report dell’Istituto Superiore di Sanità di ieri abbia registrato un calo dell’indice Rt a 1,18: “I primi segnali in controtendenza dopo le settimane di crescita vertiginosa del contagio si vedono, ma sono ancora del tutto insufficienti – ha dichiarato intervenendo al convegno FarmacistaPiù – La pressione sui sevizi sanitari è fortissima”.