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“Omicidi e crudeltà contro prigionieri civili in Afghanistan”: il dossier secretato sulle forze speciali australiane

Le conclusioni sono arrivate dopo 5 anni di indagini sulle azioni compiute da 19 militari nel 2015 e 2016, che hanno evidenziato "crimini di guerra" contro persone che non erano combattenti

La richiesta è di indagare 19 soldati coinvolti in 36 incidenti, per l’omicidio di 39 prigionieri e civili, e per ‘trattamento’ crudele di due altri. I militari sono quelli delle temute forze speciali australiane dispiegate in Afghanistan tra il 2005 e il 2016, che sono finiti al centro di un’inchiesta dell’Ispettore generale delle Forze di difesa australiane, le cui conclusioni sono state presentato dal capo delle forze Angus Campbell. Un rapporto pesantemente secretato, senza nomi né descrizione di incidenti, presentato da Campbell, che ha offerto scuse incondizionate al popolo afghano “per ogni crimine commesso da soldati australiani”.

Secondo il rapporto, nessuno degli incidenti riferiti alla polizia federale per indagini penali possono essere scontati come “decisioni discutibili prese sotto pressione nel calore della battaglia. I casi in cui è stato trovato che vi sono informazioni credibili di un crimine di guerra in cui era chiaro, o avrebbe dovuto essere chiaro, che la persona era un non combattente“.

Ai soldati junior veniva spesso ordinato dal comandante di pattuglia di uccidere prigionieri per fare la prima uccisione, una pratica conosciuta come ‘blooding‘. Sono state anche stabilite evidenze che alcune delle forze speciale portavano con sé armi, radio e granate non di ordinanza, da piazzare vicino ai corpi di civili uccisi per suggerire che fossero un ‘obiettivo legittimo’ in eventuali indagini sull’incidente. L’inchiesta ha intervistato 423 testimoni e studiato più di 20 mila documenti e oltre 25 mila immagini come parte delle indagini.