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Svizzera, esauriti i posti standard in terapia intensiva: l’esercito ne mette a disposizione altri 224. L’80% del totale è occupato

La notizia delle rianimazioni al completo era stata data dalla società elvetica che si occupa di medicina intensiva. Poi l'intervento dell'esercito. Appello ai pazienti più a rischio: fornire documenti in cui esprimere la propria volontà in materia di rianimazione e prolungamento della vita in caso di malattia grave. L'esecutivo ha chiesto al parlamento l'autorizzazione a poter schierare i militari e ha richiamato in servizio il personale della protezione civile

In Svizzera gli 876 posti letto in terapia intensiva disponibili in tempi normali sono tutti pieni. Grazie all’intervento dell’esercito ne sono stati aggiunti altri, portando il totale a 1.100, già pieni per l’80%. La notizia che gli 876 letti in rianimazione “normalmente disponibili per il trattamento degli adulti” erano in pieni è stata diffusa nel pomeriggio dalla Società svizzera di medicina intensiva (Ssmi), in una nota sul suo sito web. In seguito il chirurgo generale delle forze armate elvetiche, Andreas Stettbacher, ha annunciato il potenziamento.

La Svizzera era stata toccata in modo marginale dalla prima ondata di Covid ma durante la seconda ondata ha superato più volte la soglia dei 10mila contagi giornalieri su una popolazione di 8,5 milioni di abitanti. Le restrizioni imposte dal governo, con la chiusura di ristoranti e attivita’ non essenziali in alcune aree, ha comunque portato un rallentamento dei contagi, che oggi si sono attestati a 6mila in 24 ore con 84 decessi. Dall’inizio della pandemia, la Svizzera ha registrato 280mila casi confermati di Covid-19 e 3.377 morti.

“E’ molto importante contenere la pandemia e rinviare gli interventi e le cure non urgenti in tutta la Svizzera per evitare un calo della qualità della terapia intensiva” ha sottolineato la Ssmi, che ha ricordato come nei giorni scorsi vari pazienti in condizioni critiche hanno dovuto essere trasferiti in altre zone del Paese, per poter essere ricoverate. In coda al comunicato, poi, la società svizzera di medicina intensiva ha esortato le persone, soprattutto quelle a rischio di infezione grave, a produrre documenti in cui esprimere la propria volontà in materia di rianimazione e prolungamento della vita in caso di malattia grave.

Il governo elvetico per affrontare l’impennata di contagi ha richiamato in servizio il personale della protezione civile che potrà essere richiesto dai cantoni fino al 31 marzo. Consentirà in particolare di sgravare il personale curante di case di riposo e istituti di cura, sempre più spesso contagiato e costretto a mettersi in quarantena o in isolamento. Potrà anche dare man forte al contact tracing e alle organizzazioni che effettuano i test. La protezione civile, inoltre, fornirà un supporto a livello logistico, occupandosi dei trasporti di pazienti, dell’installazione e gestione di centri di accoglienza presso gli ospedali, di assistere gli stati maggiori di crisi o gestire le linee telefoniche d’emergenza. L’ordine di priorità nell’adempimento di questi compiti è deciso dai Cantoni.

Il governo svizzero ha anche licenziato un messaggio nel quale chiede al Parlamento di autorizzare l’impiego dell’esercito a favore del sistema sanitario civile. Per potervi far capo, i Cantoni dovranno dimostrare di aver esaurito tutti i mezzi di cui dispongono. La decisione di principio sull’impiego fino al 31 marzo 2021 di un massimo di 2500 militari era stata presa due settimane fa. In tal modo l’esecutivo aveva dato seguito a una esplicita richiesta dei Cantoni. Trattandosi di un impiego di durata superiore a tre settimane e di un contingente di oltre 2000 militari, la missione deve essere approvata dal Parlamento, che si esprimerà nella sessione invernale. I compiti dell’esercito consistono nel sostenere le strutture ospedaliere civili nel settore delle cure di base e delle terapie, nell’aiutare gli ospedali cantonali ad accrescere le capacità delle loro unità di cure intensive e nel trasportare pazienti contagiosi. I soldati sanitari e d’ospedale, che dispongono di una formazione militare riconosciuta dalla Croce Rossa, potranno in particolare sgravare il personale infermieristico da alcuni compiti per consentire loro di concentrarsi sui casi gravi.