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L’ultima resa dei conti di Trump: licenziato il capo del Pentagono Mark Esper. Al suo posto il direttore del centro Antiterrorismo Miller

In caso di rielezione del tycoon, il segretario alla Difesa, secondo i media americani, era già pronto a rassegnare le dimissioni. Su posizioni sempre prudenti, come gli alti gradi militari non ha mai appoggiato la politica trumpiana in materia di missioni all'estero. Dall'altra parte, il presidente uscente era rimasto contrariato dal rifiuto di utilizzare i militari per reprimere le sommosse antigovernative nate in tutto il Paese

L’ultima resa dei conti di Donald Trump è la destituzione del segretario alla Difesa e capo del Pentagono, Mark Esper. L’annuncio del presidente, che si appresta a lasciare la Casa Bianca in favore del neoeletto Joe Biden, è stato dato su Twitter, rimpiazzando l’ormai ex membro dell’amministrazione con Christopher C. Miller, direttore del centro Nazionale antiterrorismo.

“Sono felice di annunciare che Christopher C. Miller, l’altamente rispettato direttore del centro nazionale del Controterrorismo (confermato in Senato all’unanimità) sarà segretario alla Difesa facente funzioni, con effetto immediato. Chris farà un grande lavoro. Mark Esper ha terminato. Voglio ringraziarlo per il suo servizio”, ha scritto il tycoon.

Il licenziamento di Esper arriva dopo circa un anno e mezzo dalla sua entrata in carica, quando andò a sostituire un’altra vittima delle purghe trumpiane all’interno della sua stessa amministrazione, Jim Mattis. Ma anche lui, come il suo predecessore, non è mai entrato in sintonia con il presidente uscente, visto che ha sempre tenuto posizioni vicine a quelle dei Generali che mai hanno digerito l’imprevedibilità e le decisioni impulsive del capo della Casa Bianca in tema di missioni internazionali. Ma soprattutto al tycoon non era piaciuta la posizione prudente del capo del Pentagono, supportato dagli alti gradi militari, di non intervenire con le truppe per reprimere le manifestazioni anti-Trump che si sono man mano diffuse in tutto il Paese, spiegando la scelta con la necessità di non interferire con l’esercito in questioni di Sicurezza Interna. Un rapporto, quello tra Esper e Trump, che si era deteriorato al punto che i media americani davano ormai per certe le sue dimissioni in caso di rielezione del candidato repubblicano.

Tra le altre iniziative che avevano indispettito il presidente, c’era anche la collaborazione di Esper con il Congresso per la rimozione dei nomi di generali confederati dalle basi militari americane. E anche in tema di Covid i due hanno sempre tenuto posizioni opposte, con il segretario della Difesa che si è sempre mostrato in pubblico indossando la mascherina e sottolineando l’importanza delle protezioni individuali per combattere il diffondersi della pandemia nel Paese più colpito al mondo.