Scuola

Marche, il provveditore che esalta la guerra in una lettera agli studenti. Anpi: “Retorica bellicista che non stimola conoscenza critica”

La missiva è stata inviata da Marco Ugo Filisetti tramite il registro elettronico agli alunni delle scuole superiori per celebrare il 4 novembre. La vicenda rischia di arrivare in Parlamento con Nicola Fratoianni, di Leu, che ha minacciato un'interrogazione parlamentare

Una “chiamata alle armi” dei più giovani. Sembra essere questo il messaggio che trapela dalla lettera inviata agli studenti in occasione della ricorrenza nazionale del 4 novembre 2020 dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche, Marco Ugo Filisetti, e che, proprio per le frasi che esaltano la guerra, è finita nella bufera.

La missiva ufficiale richiama alla mente, come molti hanno denunciato, un nazionalismo cieco, ed è intrisa, come ha denunciato l’Anpi di “retorica bellicista“. In mezzo diverse citazioni, dal mito dell’uomo forte di gentiliana memoria e a un dannunziano “presente” sul finale: un appello scritto a caratteri maiuscoli e punto esclamativo, quasi urlato, che sembra invitare tutti gli alunni sull’attenti.

“In questo giorno il nostro reverente pensiero va a tutti i figli d’Italia che dettero la loro vita per la Patria, una gioventù che andò al fronte e là vi rimase – scrive il Dirigente Filisetti in questa lettera, recapitata tramite registro elettronico agli alunni delle scuole superiori regionali, ma non a quelli di elementari e medie, com’è giurisdizione del suo Ufficio – Una gioventù lontana dai prudenti, dai pavidi, coloro che scendono in strada a cose fatte per dire “io c’ero”. Giovani che vollero essere altro, non con le declamazioni, ma con le opere, con l’esempio consapevoli che ‘Un uomo è vero uomo se è martire delle sue idee. Non solo le confessa e le professa, ma le attesta, le prova e le realizza’ (e qui cita Giovanni Gentile ndr.). Combatterono per dare un senso alla vita, alla vita di tutti, comunque essi la pensino. Per questo quello che siamo e saremo lo dobbiamo anche a Loro e per questo ricordando i loro nomi sentiamo rispondere, come nelle trincee della Grande Guerra all’appello serale del comandante: PRESENTE!””.

Classe 1956, Marco Ugo Filisetti, da ragazzo esponente del Fronte della Gioventù, poi nel 2009 sindaco di Gorle, nel bergamasco, per Lega-Pdl, da dicembre 2015 è a capo dell’ufficio scolastico delle Marche, dopo un periodo, grazie alla nomina dell’allora ministra Maria Stella Gelmini, sua parente, come direttore generale al Miur, sia in area Acquisti che Bilancio. E secondo alcuni non è nuovo al grido di “Presente!”. A denunciarlo, dopo la diffusione della lettera, è Angelo Ventrone, docente di Storia Contemporanea all’Università di Macerata e curatore per Donzelli Editore di libri come “Grande Guerra e Novecento” e “La seduzione totalitaria”. “L’appello – spiega al Fatto.it il professore universitario, raccontando di aver assistito dal vivo a una simile “chiama” da parte del dottor Filisetti in una cerimonia nel 2018 – era il rito che i fascisti praticavano nelle loro riunioni per ricordare i nomi dei caduti nel corso degli scontri con forze dell’ordine o avversari. L’obiettivo del grido “Presente!” era quello di indicare che i morti continuavano in realtà a vivere nella memoria del gruppo. (…) Un richiamo inopportuno, anche di fronte alla condanna, per apologia di fascismo, emanata nei mesi scorsi dalla Corte di Appello di Milano nei confronti di alcuni esponenti di estrema destra. Nel marzo 2017, i condannati avevano infatti risposto con saluti romani alla “chiamata del presente”, durante la commemorazione al cimitero Monumentale della fondazione dei Fasci di combattimento”. Chiamato al telefono da un genitore, scandalizzato dalla lettera, Filisetti non rivendica con impeto la paternità dello scritto che gli viene letto, ma invita a rivolgersi per mail alla preside.

Sul caso è intervenuto anche l’Anpi che ha espresso sconcerto per le parole usate dal dirigente, piene, appunto di una “retorica bellicista intrisa di nazionalismo che nulla ha a che fare con l’esigenza di stimolare e sollecitare una conoscenza critica della storia nazionale, indispensabile alle giovani generazioni”. “Ci furono soldati volontari – si legge nel commento dell’Associazione nazionale partigiani italiani – ma una larghissima maggioranza non fece altro che subire la coscrizione obbligatoria; non solo giovani ma anche persone mature, costrette al sacrificio, ‘carne da cannone’. Se riconoscere il sacrificio di quei caduti è un dovere, è invece sbagliato usare la retorica per esaltare il valore dell’eroismo bellico, disconoscendo il valore della faticosa ed altrettanto eroica costruzione di una cultura di pace”. “Si esalta la pace, l’impegno civile e sociale dei giovani per la comunità. Non si esalta la guerra”, ha commentato invece l’ex presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche, Antonio Mastrovincenzo. La vicenda, ora, rischia di arrivare anche in Parlamento. A promettere un’interrogazione rivolta alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, è il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni (Leu): “Non sapevo se mettermi a ridere o arrabbiarmi – commenta – Un tono e delle parole che stonano con un’istituzione del sistema formativo, forse più adatte ad un raduno dei reduci degli Arditi o della Msvn, non certo a dei ragazzi del Terzo Millennio. L’inadeguatezza regna sovrana“.