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Veneto, gioco di prestigio di Zaia per l’onore delle armi a Salvini: il governatore e 4 ‘suoi’ consiglieri passano nel gruppo della Lega

Eletti nella lista del presidente, durante l'insediamento in consiglio regionale passano tra le fila del Carroccio: la mossa del trionfatore alle ultime elezioni, che di fatto regala qualche pedine al partito uscito malconcio. Ma c'è chi parla di schiaffo a Salvini

Illusione ottica in consiglio regionale del Veneto, nel confronto a distanza tra Luca Zaia e il segretario della Lega, Matteo Salvini. La Lista Zaia Presidente in Veneto ha portato a casa 23 seggi su 49. In un primo tempo erano 24, ma poi la Corte d’Appello ha attribuito un seggio ai Cinquestelle che non avevano superato la fatidica soglia del 3 per cento con la lista, ma con il proprio candidato governatore. Ma ecco nel momento della seduta di insediamento una sorpresa, un gioco di illusionismo politico. Quattro consiglieri zaiani e lo stesso Zaia passano al gruppo della Lega. Era troppo sfacciata la differenza tra il trionfo del presidente della giunta regionale eletto per la terza volta con il 76,8 per cento dei voti e con il 44,6 per cento della propria lista rispetto ai 9 consiglieri di Salvini. Uno schiaffo al partito, anche se mascherato dal bon-ton padano, soprattutto dopo che il commissario veneto Lorenzo Fontana in campagna elettorale aveva invitato tutti i presidenti delle oltre 400 sezioni del Veneto a far votare per la Lega e non per la Lista Zaia. E tenendo conto anche del fatto che Salvini aveva ordinato di schierare nella lista ufficiale i pezzi da novanta della scorsa legislatura, ovvero gli assessori uscenti.

Ecco il nuovo puzzle di potere. I cosiddetti “zaiaboys” accettano un rimescolamento delle carte, per il quieto vivere e per dimostrare – almeno formalmente – che sempre di leghisti si tratta, stiano nella lista del governatore o in quella di Salvini. Anche nella precedente legislatura Zaia faceva parte del gruppo della Lega. Questa volta c’è anche il cambio del vicentino Roberto Ciambetti, ex presidente del consiglio regionale, che è stato riconfermato nella carica durante la prima seduta con 37 voti. C’è poi Fabiano Barbisan, di Fossalta di Portogruaro, che già durante la scorsa legislatura era passato scaltramente (e con la benedizione del presidente) dalla Lista Zaia al gruppo Misto, non per differenziazione politica, ma soltanto per poter controllare la poltrona di vicepresidente in Commissione Sanità. Anche Filippo Rigo, ristoratore, presidente della multiutility veronese Agsm Lighting fa ora parte del gruppo Salvini-Lega. Idem per il bellunese Gianpaolo Bottacin, assessore uscente, che sicuramente continuerà a far parte della nuova giunta.

Pressioni da parte del segretario Salvini per rimodellare, almeno esteticamente, la composizione del fronte leghista, completato da un rappresentante della lista Veneto Autonomia? A Venezia tutti lo negano. E così è cominciato il terzo mandato consecutivo di Zaia, eletto la prima volta nel 2010, riconfermato nel 2015, ma che era stato dal 2005 al 2008 vicepresidente dell’allora governatore Giancarlo Galan. Vicepresidenti del consiglio sono stati eletti Nicola Ignazio Finco (Lega) con 36 voti e Francesca Zottis (Pd) con 9 voti. Entro 24 ore l’elenco degli assessori.

Ma la seduta ha registrato anche il primo strappo, in una maggioranza super blindata come quella di Zaia. Fratelli d’Italia si sono astenuti sia sulla elezione di Ciambetti presidente che del vicepresidente Finco. Avrebbero voluto uno di loro in questo secondo ruolo. Lo hanno spiegato in una nota: “Il fatto che la Lega decida di escludere FdI da un ruolo politico dentro questo consiglio regionale, significa escludere il 10 per cento dei veneti e dimostra miopia e poca lungimiranza politica”. Se son crepe, cresceranno. Ma il partito della Meloni resta in maggioranza e si attende comunque un assessorato.