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Decreti attuativi Covid, ne mancano all’appello quasi due su tre. A rilento l’erogazione dei fondi per i Comuni e per la ristorazione

Secondo Openpolis, sono quasi 300 i provvedimenti ministeriali necessari per rendere operative le norme contenute nei vari decreti emanati dal governo dall'inizio della pandemia. Fermi nei cassetti 10 decreti attuativi su 34 del Cura Italia e tutti quelli previsti dal decreto Semplificazioni

Dal decreto Cura Italia varato nel marzo scorso come prima risposta agli effetti della pandemia, fino all’ultima proroga dello stato di emergenza e al decreto Agosto appena approvato dal Parlamento: sono tanti i provvedimenti anti-Covid varati dal governo in questi mesi, ma ancora di più sono i decreti attuativi necessari per rendere operative quelle misure: secondo Openpolis, in totale ne servono quasi 300. Finora, però, i ministeri competenti ne hanno emanati solo 85 – praticamente uno su tre – rallentando di fatto l’erogazione dei fondi stanziati da Palazzo Chigi per sostenere i settori più colpiti dal coronavirus.

Nella tabella elaborata dalla fondazione che si occupa di trasparenza nella Pa e basata sui dati della presidenza del Consiglio dei ministri (l’ultimo aggiornamento è al 12 ottobre), si legge che la fetta più grossa dei decreti interministeriali mancanti riguarda il decreto Rilancio. Si tratta del provvedimento approvato a maggio e convertito in legge a ridosso dell’estate: prevede nuovi fondi per la sanità, l’assunzione di nuovi ricercatori, il rafforzamento della cassa integrazione, le risorse alle piccole imprese, gli aiuti alle famiglie, il reddito di emergenza. Tutte misure che muovono oltre 55 miliardi di euro, praticamente pari a due leggi di bilancio. Non è una sorpresa che per attuarle servano 137 decreti ministeriali ad hoc, ma ne mancano all’appello ancora 85. Pesano anche i numeri del decreto Agosto (1 decreto attuativo approvato su 37), anche se va detto che il testo è stato convertito in legge solo due giorni fa.

Va meglio per quanto riguarda il Cura Italia, risalente a marzo. Su 34 provvedimenti richiesti, sono 10 quelli ancora rimasti nei cassetti dei vari ministeri. E non sono nemmeno i più importanti, dal momento che – riferisce Il Messaggero – l’Ufficio per il programma di governo calcola che l’83% delle risorse stanziate dal Cura Italia sono autoapplicative. Il restante 17% dipende dai decreti attuativi, che almeno fino al 30 luglio hanno tenuto bloccato oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro. La maglia nera spetta invece al decreto Semplificazioni: finora non è stato emanato nessuno dei 38 decreti richiesti. Seguono il decreto Scuola (con 6 attuativi approvati e 5 in attesa) e il dl Liquidità risalente ad aprile. Anche in questo caso i lavori nei ministeri sono del tutto fermi.

La conseguenza è che alcune delle risorse pensate dall’esecutivo per limitare i danni della pandemia sul tessuto economico del Paese sono in ritardo. Secondo l’Ufficio per il programma di governo, citato dal quotidiano romano, mancano ad esempio i criteri per l’erogazione dei contributo a fondo perduto per le imprese del settore creativo. Oppure quelli per la ripartizione dei fondi per i Comuni particolarmente danneggiati dall’emergenza sanitaria che fanno capo al Viminale, i criteri relativi alla filiera della ristorazione di cui è responsabile il Ministero dell’agricoltura-