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Coronavirus, Boccia: “Le mascherine? Come il casco sul motorino. Contrario alla didattica a distanza, studenti devono andare a scuola”

Intervistato su Radio Rai, il ministro per gli Affari regionali spiega che "tra le tante proposte arrivate sul tavolo da alcune Regioni, c'era anche l'ipotesi in quelle aree in cui il trasporto pubblico è aggravato da una forte pressione di provare a far spostare l’orario dell’inizio delle lezioni o, alternativamente, ipotizzare la didattica a distanza per i ragazzi più grandi, del quarto e quinto anno". Una soluzione su cui però "non c'è stata proprio discussione". Azzolina: "I contagi avvengono fuori dalle classi"

“Le mascherine consideriamole come il casco sul motorino, mettiamole sempre”. Il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, dopo il confronto con le Regioni e il varo del nuovo decreto con l’aggiornamento delle norme anti-contagio, torna a ribadire la necessità di indossare i dispositivi di protezione individuale in ogni contesto quotidiano. Specie di fronte all’aumento dei casi registrato nelle scorse settimane. Ma sull’ipotesi di arrivare a un nuovo lockdown, assicura: “Quello è uno scenario possibile se stiamo fermi. Ma noi non stiamo fermi. Abbiamo sempre introdotto misure restrittive e prudenti che avevano come obiettivo la protezione della salute prima del divertimento e dello svago“. E il governo è pronto a intervenire ancora qualora l’indice Rt si avvicini all’uno e mezzo, considerato una soglia critica dagli esperti. “In alcuni momenti anche drammatici”, ricorda Boccia, “gli obiettivi di queste misure sono venuti anche prima del business“.

Diverso è il caso dell’istruzione, che per il ministro e l’intero esecutivo resta una priorità irrinunciabile. “Gli studenti devono andare a scuola. Senza discussione”, dice ai microfoni di Radio Rai, respingendo la proposta di alcuni governatori regionali di reintrodurre la didattica a distanza alle superiori. “Tra le tante proposte arrivate sul tavolo da alcune Regioni, c’era anche l’ipotesi in quelle aree in cui il trasporto pubblico è aggravato da una forte pressione, di provare a far spostare l’orario dell’inizio delle lezioni o, alternativamente, ipotizzare la didattica a distanza per qualche ora per i ragazzi più grandi, del quarto e quinto anno. Era solo una proposta, non c’è stata proprio discussione”, ha precisato. Così come non è stata avanzata alcuna ipotesi di “blocco degli spostamenti tra Regioni”. Non siamo ancora a quel punto, chiarisce il ministro. Motivo per cui per ora è del tutto “fuori luogo” parlarne. L’attenzione di Palazzo Chigi è infatti concentrata su un rafforzamento della rete ospedaliera del Paese, in modo tale da farsi trovare pronti qualora i numeri dei contagi dovessero peggiorare ancora. “Gli strumenti per attivare le terapie intensive ci sono. Saremo il Paese, dopo la Germania, che avrà il rapporto terapie intensive-popolazione tra i più alti d’Europa”, assicura Boccia. Nel frattempo, nel nuovo provvedimento varato dal premier Conte sono state introdotte alcune limitazioni per frenare i contagi tra le mura domestiche. Riguardo al tetto massimo di 6 ospiti nelle abitazioni private, il ministro spiega che si tratta di “una raccomandazione. Ci sono anche famiglie con 7-8 persone. Ci sono molte famiglie italiane che hanno numeri superiori. È una raccomandazione, come quella sulle mascherine in casa”.

Sul nodo della scuola è intervenuta nelle scorse ore anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, decisa a rassicurare le famiglie: “I numeri e le analisi dell’Istituto Superiore di Sanità ci confermano che i contagi non avvengono dentro le scuole. L’attenzione deve essere invece orientata fuori, alle attività extrascolastiche, come ribadiamo da tempo”. L’ipotesi di reintrodurre la didattica a distanza, quindi, per ora è fuori discussione. “I ragazzi sono felici di essere tornati a scuola. E ci devono rimanere. Anche per quelli più grandi la didattica in presenza è fondamentale perché garantisce formazione ma anche socialità, che altrimenti i giovani andrebbero a cercare altrove“.