Giustizia & Impunità

Sardegna, Procura apre un’inchiesta per abuso d’ufficio dopo lo scoop del Fatto.it sui 6 milioni della Regione alla società Tursport

Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo nonostante l'assessore Chessa a metà settembre, quando il caso era ormai diventato di dominio pubblico, abbia sospeso l'esborso. Intervistato dal Fatto.it, il membro della giunta Solinas aveva ammesso: "Non li conosco, non so chi siano. Soldi stanziati sulla fiducia"

La vicenda del finanziamento da 6 milioni della Regione Sardegna alla società Tursport e bloccato in extremis, raccontato da uno scoop del Fatto.it, è finito al centro di un’indagine della Procura di Cagliari, come riporta l’Unione Sarda. Gli accertamenti dei pm si concentreranno in particolar modo sui motivi che hanno spinto l’assessore al Turismo Gianni Chessa ad accordare lo stanziamento da 5,7 milioni in favore di una società che, come ha lui stesso raccontato al Fatto.it, non conosceva: “I responsabili della società sono venuti da me e mi hanno proposto il progetto. Non li conosco, non so chi siano quelli che si sono presentati da me. Ma è una società di eventi, con lo statuto. Diciamo che io i soldi li ho fatti stanziare e sulla fiducia do loro la possibilità di bloccare, di prenotare gli eventi”.

Gli inquirenti ipotizzano il reato di abuso d’ufficio, nonostante lo stesso Chessa a metà settembre, quando il caso era ormai diventato di dominio pubblico, abbia sospeso l’esborso e oggi sottolinea: “I soldi non sono stati impegnati né usati, ma credo sia giusto fare controlli se si ritiene che sia necessario. Sono tranquillo“.

La Tursport è una società che avrebbe dovuto organizzare eventi sportivi anche grazie ai finanziamenti provenienti dalla cura “Salva imprese” pensata dalla giunta del governatore Christian Solinas. Ma, come ha successivamente ammesso anche Alessandro Nuccorini, ex ct della Nazionale di calcio a 5 e vicepresidente di TurSport Sardegna, “quando l’assessore dice che non conosce il calendario degli eventi è plausibile, ad oggi non lo conosciamo neanche noi”. Troppo poco, secondo i pm, per giustificare un esborso ‘al buio’ da quasi 6 milioni di euro.