Calcio

Focolaio al Genoa, o si trattano i contagiati da infortunati o si segue l’esempio del Sudamerica

di Gianluca Losito

Messi in rassegna gli errori burocratici della Lega Serie A, bisogna ora darsi un indirizzo chiaro: al contrario del rush finale estivo, durato una dozzina di gare, questa volta non si possono rinviare molte partite a causa di calendari sono piuttosto compressi.

Mentre a marzo si è potuto decidere con relativa leggerezza per il rinvio di Europei e Coppa America all’estate 2021, scevra di rassegne internazionali, non si potrebbe fare lo stesso tra qualche mese; in tal caso ci si troverebbe costretti ad annullare uno o più eventi. Ora è più importante che mai prendere decisioni celeri, se giuste o sbagliate ce lo potrà dire solo il tempo.

Non è possibile replicare una bolla simile a quella Nba o dei Grand Tour ciclistici principalmente per due motivi: in primis, in questi due sport si dispone di un roster più stretto e di uno staff meno ampio; in secundis si tratta di competizioni dalla durata limitata, ergo la modalità do or die si adatta di più rispetto a campionati e coppe, spalmati su 9 mesi. La soluzione più immediata sarebbe quella di continuare sulla linea intrapresa da inizio stagione: quarantena obbligatoria per chi risulta positivo e show must go on, non importa quanti atleti siano contagiati.

D’altronde uno sbarramento meramente numerico comporterebbe un paradossale annullamento dei valori: cosa succede se una squadra ha 7 contagiati, magari ai margini del gruppo, con il limite minimo per il rinvio fissato a 6 positivi, mentre un’altra ne ha solo 5, ma questi sono pilastri della squadra?

Trattare i contagiati come semplici infortunati sembra la scelta con minori ripercussioni negative; un modo per limitare i danni, anche alla luce del fatto che si sono giocate già diverse partite con squadre danneggiate dall’assenza di positivi, le quali potrebbero presentare una serie infinita di ricorsi alla Giustizia Sportiva. Un caso di scuola fresco arriva dal Brasilerao, in cui Flamengo-Palmeiras ha avuto luogo nonostante i rubronegros disponessero di 12 calciatori arruolabili, con 16 positivi. I carioca hanno rimediato attingendo dall’Under 20.

Un’altra soluzione, questa in discontinuità col protocollo attuale, è quella di consentire ai positivi di scendere in campo, specialmente se asintomatici (in questo frangente la differenza la farebbe la disponibilità fisico-prestazionale). Anche qui, un esempio arriva dal Sudamerica: il Boca Juniors è stato autorizzato a schierare dei positivi contro il Libertad, poiché questi avevano effettuato una quarantena di 10 giorni ed erano considerati non più contagiosi.