Calcio

Roma, sconfitta 3 a 0 a tavolino col Verona: Diawara inserito nella lista degli under 22. Si è dimesso il segretario generale Longo

Il centrocampista guineiano era stato inserito nel gruppo dei calciatori più giovani l'anno scorso, così da non occupare i 25 posti limitati in quello degli "over". E così anche quest'anno, nonostante abbia compiuto 23 anni a metà luglio. La società è pronta a fare ricorso sulla decisione del Giudice Sportivo con la tesi secondo cui si tratterebbe di un errore in buona fede, visto che nella lista dei calciatori più anziani erano disponibili ancora quattro slot in cui inserire il numero 42

È appena terminata la prima giornata di campionato e il Giudice Sportivo ha già decretato il primo 3 a 0 a tavolino. Hellas Verona-Roma, terminata zero a zero sul terreno di gioco, consegnerà i tre punti ai veneti a causa di un errore nella compilazione delle liste da parte del club giallorosso. A Verona, da regolamento, Amadou Diawara non avrebbe potuto scendere in campo, in quanto non figura nel gruppo ufficiale dei 25 giocatori consegnata dalla Roma (come ogni altro club) a inizio stagione, essendo finito invece in quello degli under 22, nonostante abbia già compiuto 23 anni.

Una svista probabilmente in buona fede quella della società di Trigoria, visto che tra gli “over” il club di Dan Friedkin aveva altri quattro slot disponibili nei quali inserire il centrocampista guineano. Nella scorsa stagione, infatti, Diawara figurava in questa lista under 22 che non mette un limite al numero di calciatori, lasciando spazio ai più “anziani” nell’altra a numero limitato. Nel frattempo, però, il 17 luglio Diawara ha compiuto 23 anni e avrebbe dovuto scalare nell’altro gruppo, come da regolamento. Ma questo, probabilmente per una svista dei responsabili giallorossi, non è avvenuto e Diawara è rimasto così nell’elenco degli under 22 e con questo status ha giocato a Verona.

Mentre il segretario generale della società, Pantaleo Longo, si è già dimesso, a Trigoria pensano al ricorso. Questo perché l’errore, dicono, è stato fatto in buona fede e non con l’intento del dolo o della frode, visto che la società poteva usufruire dei posti liberi nella lista degli “over”.