Cronaca

Corbetta, il caso della vigilessa scoperta a fotografare gli atti del comune poi sorteggiati come traccia a un concorso pubblico

Non c’è pace per il comando dei vigili della città in provincia di Milano. Il caso della vigilessa che fotografava una delibera di giunta, poi estratta come argomento a un concorso pubblico, commentato anche dal sindaco: "Chiederemo all’agente di darci sei numeri da giocare al Lotto”. L'avvocato della donna: “Le cose non sono andate così. C’è in corso una campagna denigratoria contro l’agente, la quale sta subendo mobbing”

“Se è casuale, chiederemo all’agente di darci sei numeri da giocare al Lotto”. Usa l’ironia, il sindaco di Corbetta Marco Ballarini, per commentare quella che appare come una questione tanto seria quanto inquietante. Comincia tutto il 20 luglio, quando una vigilessa viene sorpresa, durante l’orario di servizio, a frugare in un armadio del comando, dove sono custoditi anche documenti riservati. Quell’armadio è off limits, ma lei sta fotografando alcune carte. Una in particolare: è una delibera di giunta per l’acquisto di un’auto tramite finanziamento regionale. Un documento ordinario e comunque pubblico, reperibile sul sito web del Comune. Ma l’agente prima cerca di averne copia chiedendo una cortesia ai colleghi di due uffici diversi e poi decide di provvedere in proprio. In base al suo orario di lavoro dovrebbe essere di pattuglia. Invece, approfittando dell’assenza del capo dei vigili, apre i cassetti del comando di Polizia locale e si appropria del documento che le interessa.

A un certo però il comandante torna e sorprende l’agente con lo smartphone in mano, mentre scatta una foto. A stupire è la risposta della vigilessa alla richiesta di spiegare il suo comportamento. La donna, 51 anni, avrebbe lasciato intendere che il documento le serviva per ragioni di studio, aggiungendo che di lì a poco avrebbe partecipato a un concorso per diventare ufficiale nel comune di Garbagnate Milanese. Tutto vero. Infatti due giorni dopo, il 22 luglio, M.P. si presenta alla prova scritta di Garbagnate Milanese. E tra le domande dell’esame l’agente viene chiamata a rispondere al seguente quesito: “Il candidato predisponga lo schema di proposta di deliberazione della giunta comunale per adesione a bando regionale di finanziamento per acquisto di autovetture di servizio”. La vigilessa può agevolmente rispondere, avendo letto e studiato la delibera della giunta di Corbetta, praticamente identica alla domanda. Coincidenza? Tutto può essere. Nonostante questo ‘colpo di fortuna’ il concorso, dopo la prova orale, non finisce bene: l’agente (che al test preselettivo aveva ottenuto il punteggio massimo) arriva quarta. Ottiene però la cosiddetta idoneità, cioè la possibilità di essere chiamata da altri enti che pescano dalla graduatoria ufficiale. “Una donna davvero fortunata. Nulla in contrario, ma preferirei che queste doti venissero esercitate fuori dall’orario di servizio. L’agente avrebbe dovuto essere per strada, mentre era in municipio ad aprire gli armadi dei colleghi”, dichiara il sindaco Ballarini.

L’interessata, tramite il suo legale, nega invece ogni addebito: “Le cose non sono andate così. C’è in corso una campagna denigratoria contro l’agente, la quale sta subendo mobbing”. A Corbetta, nel frattempo, la vigilessa riceve una lettera formale da parte del comandante della Polizia locale. Lei nega: “Non mi è stato consegnato nulla”. Il documento, tuttavia, esiste e al suo interno si legge: “Non si ravvisano ragioni d’ufficio per le quali (Lei, ndr) è stata sorpresa mentre, senza alcuna autorizzazione, apriva e successivamente fotografava atti relativi agli affidamenti a seguito di contributi regionali”. La missiva si conclude con un invito perentorio “a rispettare i ruoli e gli obblighi di custodia dei fascicoli in capo ai colleghi” e a “tenere conto dei riflessi delle proprie azioni in materia di privacy e di gestione dei dati personali”. Non c’è pace per il comando dei vigili di Corbetta. Dopo gli agenti sorpresi a guardare video porno in ufficio, dopo i pranzi al ristorante (a spese dei cittadini) durante il servizio e dopo la cocaina trovata nell’auto della comandante, questo è l’ennesimo scandalo- seppur molto minore rispetto agli altri casi – che investe la Polizia locale di una cittadina dell’hinterland milanese, tranquilla solo all’apparenza.