Cronaca

“Così non posso votare, aiutatemi”. L’appello di Elvira, bloccata a casa da una frana (e da un infortunio) nell’isola più selvaggia delle Eolie

Elvira Amato vive in una contrada di Alicudi alla quale è quasi impossibile accedere dopo una frana risalente al dicembre del 2018. Un infortunio alla caviglia le impedisce pure di prendere l'unica strada alternativa. I lavori di rimozione dei detriti sono partiti l'estate successiva, ma si sono subito bloccati. "Riprenderanno giovedì prossimo", assicura il sindaco. Ma ora è corsa contro il tempo per garantire alla donna di poter andare alle urne

“Non posso non votare, aiutatemi”. È la richiesta di Elvira Amato, bloccata da una frana in una piccola frazione della più selvaggia delle isole Eolie, Alicudi, e da un recente infortunio. La terra è venuta giù l’1 dicembre del 2018, cioè quasi due anni fa, impedendo perfino il passaggio degli asini, cioè l’unico mezzo di trasporto sull’isola. “I lavori di rimozione sono iniziati a luglio, ma si sono interrotti nell’agosto scorso”, spiega Amato, costretta da due anni a percorrere una strada diversa. “È molto più impervia e lunga, priva di alcuna manutenzione, ma finora ce l’ho sempre fatta. Il problema adesso è che il 31 mi sono slogata la caviglia e con le stampelle non posso più percorrerla”, spiega. “Non c’è modo di farlo neanche in barella. Se io o i miei vicini dovessimo sentirci male, non potremmo essere soccorsi”.

Ad Alicudi si sale e si scende, sempre a piedi e con l’aiuto degli asini per portare pesi. È il fascino di un’isola selvaggia, senza luce, senza macchine e praticamente senza strade. Una roccia sul mare dalla mobilità verticale, con i terrazzamenti che disegnano la mappa stradale per gli abitanti e i turisti. Su questi si snodano le case, tutte immerse nel blu del paesaggio e inghiottite dalla vegetazione. Chi decide di vivere ad Alicudi mette in conto il disagio: “Certo, ma quando sono venuta qui per arrivare a casa mia la strada c’era e non era così complicato, non come adesso, almeno”, spiega Amato che parla da un cellulare vecchio stampo, senza Whatsapp e deve chiedere aiuto ai vicini per inviare la foto della frana. Un disagio calcolato, ma aggravato da quando neanche gli asini riescono a raggiungere contrada Sgurbio, dove vive la donna. “Come me, ci sono 5 persone nelle case accanto che non potranno andare a votare”, sottolinea, riferendosi al referendum in calendario per il 20-21 settembre.

Poco dopo la frana, alcuni tedeschi presenti sull’isola avevano deciso di scrivere alle autorità: “’L’unico modo per raggiungere le nostre abitazioni è passare da via San Bartolo, che significa quasi il doppio della strada da fare e di altezza da superare a piedi. Poi da San Bartolo si deve percorrere la discesa più ripida dell’isola, che è abbastanza rischiosa. Per bambini e anziani è praticamente impossibile. Per lo stesso motivo siamo anche esclusi dai viaggi d’asino. Significa che né materiale né cose pesanti come i bagagli di viaggio o le cassette di acqua da bere si possono più far arrivare a casa. Siamo costretti a bere l’acqua della cisterna, che purtroppo non è possibile tenere pulita. In questa situazione non ha più senso”, così scrivevano in una nota Anno e Matthias Dittmer e Walburga Gossweeiler Kastenmueller. Tedeschi stanziali ad Alicudi (tra cui una 80enne) che adesso non possono più utilizzare le abitazioni per cui pagano le tasse.

“Ho fatto tutto il possibile da subito, ma il terriccio venuto giù in questo momento tiene fermo un possibile smottamento roccioso a monte: per intervenire non ho i soldi, aspetto la finanziaria regionale”, spiegava nel 2019 il sindaco Marco Giorgianni. I soldi sono poi arrivati, ma a rilento: “Sempre a rilento sono arrivati i pareri. In realtà, sono stati quelli, tantissimi, che hanno rallentato i lavori, ma ho fatto tutto il possibile e poi i cantieri sono partiti”, spiega adesso il primo cittadino delle Eolie. Eppure sono stati subito interrotti: “È stato trovato un cavo dell’Enel dove non si sapeva che ci fosse – spiega Giorgianni – e l’unica soluzione è stata sospendere i lavori: per continuare avremmo dovuto staccare la luce per una zona molto ampia, e ad agosto questo significava creare più disagi del problema da risolvere, non c’era altra soluzione”.

Ora che siamo a settembre, chiarisce il sindaco, “i lavori riprenderanno giovedì prossimo: ho agito immediatamente. Appena Amato mi ha presentato il problema sono andato immediatamente a Palermo. Ci sono, però, tempi tecnici che non dipendono da me: ho fatto tutto quello che era in mio potere nel più breve tempo possibile”. Ma il voto per il referendum è alle porte: “Sono perfino scrutatrice, ma dovrò rinunciare, immagino”, sospira Amato. E accusa: “Il disagio quotidiano è già molto pesante, perché ogni giorno devo chiedere sacrifici a qualcuno che per venire fin qui ad aiutarmi, portarmi 6 uova o una cassa d’acqua, deve perdere tutta la giornata ed è davvero pesante”.