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“Tradimento”, “pugnalata alle spalle”: Turchia, Iran e palestinesi contro l’accordo tra Emirati e Israele. Hamas: “Pronti ad agire”

Se Trump auspicava l'appoggio degli altri Paesi arabi, dopo l'intesa tra Tel-Aviv e Abu Dhabi, questa si è invece trasformata nella scintilla che ha scatenato nuove tensioni nell'area. E Hamas tende la mano ad Abu Mazen per un'alleanza anti-israeliana

La normalizzazione dei rapporti tra Emirati Arabi e Israele, con conseguente sospensione, seppur temporanea, delle annessioni delle colonie in Cisgiordania ha aperto una nuova spaccatura tra le potenze della regione. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha parlato di “tradimento della causa palestinese” da parte di Abu Dhabi, mentre Teheran accusa il regno di “complicità con i crimini di Israele”. Quello che Donald Trump, mediatore dell’accordo, ha definito ieri come un passo “storico”, auspicando l’appoggio di tutti i Paesi arabi, si è invece trasformato invece nella scintilla di un nuovo scontro. E a schierarsi contro l’intesa voluta da Washington è anche la popolazione di un grande alleato regionale, l’Arabia Saudita, che sui social ha lanciato l’hashtag “la normalizzazione è un tradimento”.

La firma definitiva sull’accordo tra Tel Aviv e Abu Dhabi sarà firmato alla Casa Bianca entro le prossime tre settimane, ha annunciato Trump in conferenza stampa, dicendosi impaziente di ricevere il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il principe degli Emirati Mohammed Bin Zayad , “due persone fantastiche per la loro visione e le qualità di leader”.

Ma in Palestina si respira già aria di scontri. Dopo giornate di raid israeliani su Gaza, in risposta ai lanci di palloncini incendiari dalla Striscia da parte di Hamas, il movimento islamico guidato da Ismail Haniyeh ha teso la mano all’Autorità Nazionale Palestinese e al presidente Abu Mazen, dicendosi, nel corso di una telefonata, anche’esso contrario all’intesa e pronto “ad azioni congiunte”. Haniyeh, secondo quanto riferisce l’agenzia Wafa, ha spiegato che “Hamas ha deciso di unirsi ad Abu Mazen nella lotta per costruire uno Stato palestinese sovrano con Gerusalemme capitale e di respingere ogni accordo unilaterale che ha come obiettivo di liquidare gli inalienabili diritti del popolo palestinese”. Il leader islamista ha poi sottolineato di essere pronto “ad ogni azione congiunta sotto l’egida della leadership palestinese e del presidente”. Intanto il capo dell’Olp, Saeb Erekat, e quello di al-Fatah hanno definito l’accordo “una pugnalata alle spalle”.

Parole che hanno generato nuove proteste in tutta la Cisgiordania, con le persone scese in piazza dopo la preghiera del venerdì per bruciare bandiere degli Emirati e immagini del principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al-Nahyan.

Turchia, Iran, Arabia Saudita: “Tradimento”. Erdoğan: “Pensiamo di sospendere rapporti con Emirati”
Non solo Palestina, però. A rivoltarsi contro l’intesa sono anche i principali attori regionali alleati di Ramallah. Una su tutti, la Turchia di Erdoğan che ha parlato di “tradimento della causa palestinese”: “Gli Emirati Arabi Uniti stanno cercando di presentare questa intesa come una sorta di sacrificio per la Palestina, ma al contrario stanno tradendo la causa palestinese per servire i loro interessi particolari”, si legge in una nota del minsitro degli Esteri di Ankara. Mentre il Sultano minaccia di sospendere le relazioni diplomatiche con Abu Dhabi: “Ho dato istruzioni al nostro ministro degli Esteri, gli ho detto che potremmo sospendere le relazioni diplomatiche con il governo di Abu Dhabi o richiamare il nostro ambasciatore”, ha dichiarato alla stampa. “Non lasceremo che la Palestina venga sconfitta”, ha poi aggiunto.

Anche dal ministero degli Esteri iraniano è uscita una nota in cui si definisce l’accordo un atto di “stupidità strategica da parte di Abu Dhabi e Tel Aviv che senza dubbio rafforzerà l’asse della resistenza nella regione”: “La popolazione oppressa della Palestina e tutte le nazioni libere del mondo non perdoneranno mai la normalizzazione delle relazioni con il criminale regime di occupazione israeliano e la complicità con i suoi crimini”, scrivono.

Emirati: “Comportamento realistico”. Pompeo: “Passo verso la stabilità”
Il ministro emiratino per gli Affari esteri, Anwar Gargash, difende invece la decisione del governo mediorientale definendola “realistica” e dicendo di riscontrare “reazioni positive dalle principali capitali”, soprattutto perché affronta “il pericolo di annessione di territori palestinesi”. La “decisione coraggiosa” del principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed, aggiunge, dà “più tempo per un’opportunità di pace” in Medio Oriente “attraverso la soluzione dei due Stati“.

E il processo di normalizzazione ha già visto un’accelerazione, con una delegazione israeliana, probabilmente guidata dal capo del Mossad, Yossi Cohen, che nei primi giorni della prossima settimana sarà negli Emirati per incontri con i leader locali.

Tra gli attori regionali, soddisfazione è stata espressa dal ministro degli Esteri dell’Oman che ha garantito “sostegno per l’accordo tra gli Emirati Arabi Uniti e Israele”. In una nota diffusa su Twitter si legge che “questa decisione favorirà la pace e la sicurezza nella regione e porterà stabilità e prosperità ai popoli della regione”. Stessa posizione espressa anche da Bahrein ed Egitto.

Parole che hanno attirato i ringraziamenti del premier israeliano Netanyahu: “Ringrazio il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi e i governi dell’Oman e del Bahrein per il loro sostegno all’accordo di pace storico tra Israele e gli Emirati che amplia il cerchio della pace e sarà positivo per l’intera regione”, ha scritto su Twitter, mentre Mike Pompeo, segretario di Stato Usa, parla di “un passo importante verso la stabilità del Medio Oriente”: “È un bel momento per il mondo e la sua sicurezza”.

Onu: “Che sia opportunità per nuovi negoziati”. Italia: “Perseguire la soluzione dei due Stati”
Soddisfazione a livello internazionale, con le Nazioni Unite che, attraverso il Segretario generale, Antonio Guterres, sperano in “un’opportunità per i leader israeliani e palestinesi per un nuovo impegno in negoziati significativi che portino alla realizzazione di una soluzione dei due stati in linea con le risoluzioni Onu, il diritto internazionale e gli accordi bilaterali”. L’accordo è ritenuto positivo soprattutto per lo stop alle annessioni dei Territori Occupati, continua, visto che queste “chiuderebbero in modo definitivo la porta alla ripresa di negoziati e distruggerebbe la prospettiva di uno Stato palestinese”. “La pace in Medio Oriente è più importante che mai dal momento che la regione fa i conti con le gravi minacce del Covid-19 e della radicalizzazione“, ha aggiunto Guterres.

Dalla Farnesina si rende noto che “l’Italia accoglie con favore l’annuncio dell’accordo di normalizzazione delle relazioni fra Israele e gli Emirati Arabi Uniti. Auspichiamo che tale importante passo possa contribuire alla pace e alla stabilità in Medio Oriente. In tale quadro, la decisione israeliana di sospendere l’annessione di porzioni della Cisgiordania costituisce uno sviluppo positivo, che ci auguriamo possa favorire la ripresa dei negoziati diretti tra israeliani e palestinesi nella prospettiva di una soluzione a due Stati giusta, sostenibile e duratura, che l’Italia continua a sostenere con convinzione quale unica alternativa per assicurare pace e prosperità in tutta la regione”.