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Legge elettorale, asse Pd-M5s contro le resistenze di Italia viva. Zingaretti: “Basta ambiguità, almeno in una Camera sia votata prima del referendum sul taglio degli eletti”. Crimi: “C’è nostro impegno”

Il dossier è fondamentale per l'accordo di governo: i dem hanno dato il via libera alla nascita dell'esecutivo giallorosso a patto che fosse modificato il sistema di voto. Ora il segretario Pd chiede di "recuperare il ritardo". E se i 5 stelle sono pronti a collaborare, i renziani si oppongono: "Ma c'è la loro firma sull'intesa di gennaio, basta giochetti". Intanto in commissione potrebbero mancare i numeri

Incassato il risultato su due dei dossier più delicati come Recovery fund e Autostrade, gli alleati di governo si preparano ad affrontare un altro dei nodi sui quali è nato lo stesso accordo di governo giallorosso: la riforma delle legge elettorale. Quella che, come dicono a destra, potrebbe non sembrare una priorità nell’agenda dell’esecutivo, rimane una delle precondizioni che i dem avevano posto per dare il via libera al taglio dei parlamentari. Ecco perché, proprio oggi, neanche 24 ore dopo i festeggiamenti per quanto avvenuto a Bruxelles, il segretario Pd Nicola Zingaretti ha diffuso una nota ufficiale perché si velocizzino i tempi: la richiesta è che la riforma venga votata almeno in un ramo del Parlamento entro il referendum sul taglio dei parlamentari, programmato per il weekend del 20-21 settembre prossimo. Una corsa contro il tempo che ha l’appoggio del M5s: “C’è il nostro impegno”, ha dichiarato Vito Crimi. Il problema questa volta non sono attriti tra Pd e 5 stelle, bensì le resistenze di Italia viva: i renziani infatti, dopo aver dato un primo via libera all’accordo a gennaio scorso, ora si mettono di traverso. Italia viva e Leu infatti, sono le due componenti che si oppongono al testo base di riforma (il cosiddetto Brescellum) che prevede un sistema proporzionale con sbarramento al 5 per cento.

Zingaretti: “Recuperare il ritardo”. I dem al renziano Di Maio: “Sul via libera all’accordo di gennaio c’è la tua firma” – Il primo segnale oggi è arrivato appunto da Zingaretti: “Il risultato straordinario del governo Conte a Bruxelles“, si legge, “dà stabilità al paese e rassicura gli italiani rispetto alle difficili prove che avremo nei prossimi mesi”. Quindi, nel merito della legge elettorale, ha specificato: “Rispetto al dibattito di queste ore è utile chiarire che da parte del Pd non c’è alcuna richiesta di ‘accelerare’ l’iter della legge elettorale”. Ovvero un chiaro riferimento alle accuse di Renzi in persona dei giorni scorsi. “Casomai si tratta di recuperare un ritardo. Nell’accordo alla base di questo governo, stabilito nell’agosto del 2019 è contenuta la scelta della riduzione del numero dei parlamentari insieme ad alcune modifiche dei regolamenti e ad una nuova legge elettorale per scongiurare rischi di pesanti distorsioni della rappresentanza”. In nome di questo accordo, “il Pd dopo pochi giorni dall’avvio del governo ha onorato l’impegno di votare la riduzione. Tutte insieme le forze di maggioranza, con una riserva di Leu, dopo mesi di confronto hanno approvato un testo che deve essere votato ora, con un confronto parlamentare anche con le opposizioni. Fino a qualche settimana fa eravamo tutti d’accordo”. E ha concluso: “Almeno in un ramo del Parlamento deve essere votato prima del referendum del 20 settembre il testo base, se non vogliamo perdere credibilità rispetto ad impegni solennemente e collegialmente assunti. Su questo punto margini di ambiguità nella maggioranza non possono esistere”.

Neanche il tempo di diffondere la nota che a Zingaretti ha risposto il renziano Marco Di Maio, capogruppo di Italia viva in commissione Affari costituzionali: “Da Italia Viva non c’è alcuna ambiguità: sosteniamo, come abbiamo sempre sostenuto, la necessità di una legge che consegni al Paese la certezza del risultato elettorale e la chiarezza su chi avrà la responsabilità di governare”. Ma, segno che la tensione è molto forte sull’argomento, l’ufficio stampa dem è subito intervenuto per replicare: “Ricordiamo al deputato di Iv, Marco Di Maio, che è firmatario di una nota dello scorso gennaio con la quale si sanciva l’accordo tra Pd, M5S e Italia Viva sulla legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5%. Basta giochetti“.

Il via libera dal fronte M5s. Crimi: “C’è il nostro impegno” – Chi, almeno su questo punto, non ha intenzione di aprire un fronte di scontro con i dem sembranno essere i 5 stelle. Tanto che poco dopo il capo politico Vito Crimi ha diffuso una nota. “La modifica della legge elettorale”, si legge, “è stato un impegno assunto al momento della formazione di questo governo e, come Movimento 5 stelle, lo abbiamo rispettato fin dal primo impegno e continueremo a farlo. Concordo dunque con Nicola Zingaretti: si deve proseguire senza esitazioni e ambiguità nell’approvazione del testo base, in votazione alla Camera, frutto della condivisione tra le forze di maggioranza e del confronto con le opposizioni”.

Le prossime tappe e gli ostacoli in commissione – L’iter della proposta di legge oggi ha superato lo scoglio regolamentare sollevato da Forza Italia sulla composizione della commissione Affari costituzionali della Camera. Dopo un confronto tra il presidente, Roberto Fico e il titolare della commissione Giuseppe Brescia, i componenti M5s sono scesi da 16 a 15 a favore del Misto che sale da 2 a tre. Un riequilibrio che rischia di indebolire ancora di più il fronte della maggioranza pro-Brescellum, con il gruppo Misto pronto a indicare un uomo di ‘Noi con l’Italia’ di Maurizio Lupi, convinto sostenitore del maggioritario. Domani 22 luglio l’ufficio di presidenza della commissione fisserà la data per il voto sul testo base su cui, evidenziano da Italia Viva “la maggioranza non c’è, ancor più con il nuovo membro del Misto”. Sul tavolo, secondo fonti parlamentari, sarebbe ritornata in discussione la soglia di sbarramento al 5 per cento, un tema su cui i renziani e Leu vorrebbero riaprire la trattativa chiedendo un azione decisa al ribasso.