Cronaca

Sicilia, il Consorzio autostrade nel caos tra indagini e sprechi: 211 casellanti per 28 caselli. E dal ministero 800 rilievi di “non conformità”

Dopo l'ennesima inchiesta giudiziaria il viceministro dei Trasporti, Giancarlo Cancelleri, ha minacciato di revocare la concessione al Consorzio autostrade siciliane, ente pubblico che gestisce circa 300 chilometri di tratta sull'isola. E che ha una storia costellata di indagini giudiziarie, assunzioni fatte senza una vera pianta organica (coi dirigenti a processo che restano al loro posto per mancanza di sostituti) e un accumulo di contenziosi pari a 200 milioni di euro. Cause affidate tutte direttamente a due soli studi legali, tra i rilievi di Anac

Non una, non due, ma addirittura 800 casi di “non conformità“. È questo il numero di rilievi avanzati dal ministero dei Trasporti nei confronti del Consorzio autostrade siciliane, l’ente che gestisce in concessione 300 chilometri di autostrade sull’Isola (il resto, cioè circa 340 km, è gestito da Anas). Nato nel 1997 con lo scopo di realizzare la Messina-Catania-Siracusa, la Messina-Palermo, e la Siracusa – Gela, è soggetto al controllo della Regione, cioè dei vertici politici siciliani. Cosa è successo dunque negli ultimi 23 anni al Cas? Sono stati piazzati decine di dirigenti e assunti centinaia di dipendenti. Talmente tanti che a un certo punto si sono contati 400 casellanti nonostante di caselli su tutta l’isola ce ne siano appena 28. E alla fine non è stato raggiunto lo scopo iniziale: la Siracusa – Gela non è stata terminata.

Sei inchieste in sei anni – Colpa anche del numero abbondante di inchieste giudiziarie – almeno sei solo negli ultimi sei anni – di indagati e di rinviati a giudizio. Un bel guaio che influisce sull’andamento dei lavori, visto lo scarso numero di tecnici a disposizione del Cas. Una penuria di dipendenti dovuta a una politica di assunzioni fatta senza pianta organica. E poi finita di colpo, a causa del blocco delle assunzioni.

Con il risultato che ormai le indagini coinvolgono sempre gli stessi dirigenti: in mancanza di sostituti rimangono al loro posto nonostante siano sotto inchiesta o addirittura a giudizio per reati gravi. Ma andiamo con ordine. Per capire il peso delle indagini sulla classe dirigente del Cas basta vedere quello che è successo anche nel scorso l’ultima operazione della magistratura sulle autostrade siciliane. Il 26 giugno scorso la procura di Messina ha arrestato uno dei pochi ingegneri a disposizione del Consorzio, già imputato in due inchieste dello stesso ufficio inquirente. Nel calderone, poi, non mancano gli sprechi. Al vaglio della Corte di conti, dopo i rilievi dell’Anac, c’è per esempio l’affidamento diretto negli anni dei contenziosi a due studi legali, ai quali l’ente ha esternalizzato gli “affari” giudiziari. Che poi sono il vero macigno sulle casse del Cas: I contenziosi aperti, infatti, pesano ancora per 200 milioni di euro.

Le 800 contestazioni del ministero – Non è un caso dunque se dopo l’ultima inchiesta della procura peloritana, si è aperto un nuovo scontro politico. La cifra di “800 non conformità” è contenuta da una serie di belligeranti dichiarazioni di Giancarlo Cancelleri, già leader siciliano del Movimento 5 stelle, ora promosso viceministro dei Trasporti. “È arrivato il momento di avviare un’operazione verità -e prendere in serio esame la revoca della concessione, perché i cittadini hanno il diritto di percorrere strade sicure”, ha detto Cancelleri nel giorno dell’ultima inchiesta sul Cas. La revoca delle concessioni al consorzio, dunque, è ora il nuovo obiettivo dei 5 stelle sull’isola, mentre in ambito nazionale il governo sta ancora studiando il dossier sul caso Aspi. “Le scelte sulla revoca non riguardano i miei giudizi. Stiamo lavorando per risolvere tutte le non conformità ma per farlo bisogna seguire i tempi previsti dalla legge. Abbiamo ereditato criticità antiche ma adesso stiamo risalendo, passo dopo passo”, si difende il direttore generale del Cas, Salvatore Minaldi, nominato dal governo di Nello Musumeci nel 2018. Di certo, 800 contestazioni sono parecchie, soprattuto se si devono risolvere in fretta. Ma quali sono? Il ministero le elenca raggruppandole in 17 macro aree. Il Cas è finito sotto accusa, tra le altre cose, perché offre un servizio di assistenza al traffico “con personale e mezzi inadeguati”, e non presenta “idonea capacità tecnica, organizzativa e gestionale delle emergenze”. Lungo le tratte siciliane, poi, c’è un “ritardo nell’esecuzione degli investimenti”. Incredibilmente viene contestata anche la “realizzazione di opere abusive all’interno della fascia di rispetto autostradale”, dove ci sono anche “impianti di pubblicità in violazione del codice della strada”. La contestazione più grave, però, è forse la “non idonea attività di sorveglianza lungo la rete autostradale”: vuol dire che nessuno controlla se un viadotto sta crollando o è già crollato.

211 casellanti per 28 caselli – Sulle autostrade siciliane, ricche di deviazioni e corsie uniche, d’altronde, si sono alternati sequestri, blitz, arresti, sospensioni e processi: il Consorzio siciliano è stato, infatti, al centro di almeno 6 operazioni dal 2014 ad oggi. Con accuse che vanno dalla corruzione, alla truffa, alla mancata manutenzione. Da aprile a maggio, per esempio, sono stati sequestrati due cavalcavia e un viadotto a “rischio cedimento”, e indagati dieci funzionari del Cas per mancata manutenzione. Quasi un tema “minore”, tuttavia, in confronto alle diverse inchieste giudiziarie che hanno reso complicata l’attività dell’ente, rimasto a corto di progettisti. Nell’ultima indagine dello scorso 26 giugno ai domiciliari è finito Angelo Puccia, ovvero uno dei 4 ingegneri dipendenti del Cas (di cui una in prestito dal Genio civile di Messina) che può contare solo su 21 tecnici, su un totale di 301 dipendenti: gli amministrativi sono 46, 23 gli operai mentre oggi i casellanti sono stati ridotti a 211 (i caselli sono sempre 28).

Dirigenti a processo ma sempre in carica – Insomma a finire sotto indagine sono sempre gli stessi nomi. Quando otto giorni fa gli notificano gli arresti domiciliari, Puccia è già coinvolto nelle due più grosse inchieste della procura di Messina, guidata da Maurizio De Lucia, quelle sulla Tekno e Tekno incentivi. La prima è una tranche dell’indagine della Dia, che nel novembre del 2014 aveva svelato un giro di mazzette sugli appalti e fatto scattare la sospensione di 6 funzionari del Cas. Per la seconda, sono stati rinviati a giudizio in 55 tra dirigenti e dipendenti accusati di avere gonfiato i propri compensi con incentivi extra per progetti in alcuni casi mai realizzati. Tra i dirigenti figurava anche Nino Gazzara, deputato per due volte con Forza Italia, nominato nel 2012 commissario del Cas da Raffaele Lombardo, poi confermato vice presidente da Rosario Crocetta. Nel marzo del 2018, un anno dopo l’indagine sugli incentivi (in cui viene accusato solo di omessa denuncia) Gazzara verrà arrestato per un presunto giro di mazzette sulla Siracusa – Gela.

Quattro anni per rimuovere una frana – Le inchieste si susseguono e finiscono perfino per congelare i lavori. Come nel caso della frana di Letojanni. Nelle indagini della Dia sugli incentivi resta coinvolto anche il responsabile dell’ufficio tecnico, Gaspare Sceusa. Senza il progettista, la frana venuta giù il 5 ottobre del 2015, invadendo l’intera carreggiata ovest della Messina – Catania, resta ferma. Solo a novembre del 2019 inizieranno i lavori di rimozione dei detriti. Poco dopo, lo scorso gennaio, i vertici del Cas verranno rinviati a giudizio, con l’accusa di avere gonfiato l’importo dei lavori per la messa in sicurezza della stessa frana di Letojanni (tra questi c’è anche Sceusa).

Contenziosi per 200 milioni ma tutte le cause a due avvocati – Insomma, non sembra esserci pace per l’ente che gode di un’entrata annua di 100 milioni di euro dal pagamento del pedaggi. “I dipendenti del Cas non sono tutti corrotti, non si può generalizzare”, assicura il direttore generale Minaldi, che sottolinea: “Perché non dire, per esempio, che abbiamo avviato lavori per 500 milioni di euro?”. La gestione passata ha, però, ancora un peso importante sulle casse del Consorzio, con un accumulo di contenziosi pari a 200 milioni di euro. Una vera e propria spada di Damocle per il Cas, ma non per gli avvocati che hanno sostenuto le cause a nome del consorzio. Tutte affidate a due studi legali, quello dell’avvocato Riccardo Rotigliano di Palermo e quello di Carmelo Matafù di Messina che hanno avuto rispettivamente dal 2014, 71 e 220 incarichi. A rilevarlo è l’Anac, l’Autorità italiana anticorruzione, che scrive più volte al Cas che solo ad ottobre del 2019, finalmente “predispone, in conseguenza dell’avvio della nuova istruttoria dell’Anac – si legge nella delibera dell’Anticorruzione trasmessa alla Regione e alla Corte di conti – un bando per la costituzione di un nuovo elenco dei professionisti aggiornato ed ispirato ai criteri di trasparenza, efficacia, economicità e imparzialità”. Nel frattempo, lo scorso aprile, il Consorzio ha deliberato una manifestazione di interesse per rintracciare un avvocato, esperto di “compliance” e anti corruzione. Ma Minaldi assicura: “Una figura assolutamente necessaria per dare impulso all’attività dell’ente”. Una figura, o più d’una: nella delibera del Cas 28 aprile, si legge che è anche “ammessa la partecipazione di studi associati”.