Cronaca

Coronavirus, il figlio dell’imprenditore che ha rifiutato l’isolamento: “Zaia ha ragione, per chi si oppone serve il ricovero coatto”

Il ragazzo ammette l'errore del padre, oggi ricoverato in terapia intensiva con una polmonite interstiziale da Covid, e chiede il pugno duro contro i trasgressori. Ma smentisce la notizia secondo cui l'uomo ha continuato a condurre una vita normale anche dopo la diagnosi

Anche il figlio dell’imprenditore vicentino che si è rifiutato di sottoporsi all’isolamento obbligatorio dopo essere stato contagiato, scatenando il nuovo focolaio in Veneto, si schiera con il governatore Luca Zaia. In un’intervista al Corriere il ragazzo ha dichiarato che “serve il Tso per chi è positivo e rifiuta il ricovero. Curarsi è un dovere nei confronti della comunità, non si può rischiare di contagiare altre persone. Il governatore deve puntare i piedi e ottenere il trattamento obbligatorio ogni volta che la Sanità decide che un paziente ne ha bisogno”.

Adesso il padre, che per giorni ha rifiutato di curarsi, è ricoverato in terapia intensiva con una polmonite interstiziale da Covid, contratto nel corso del suo ultimo viaggio di lavoro in Serbia insieme ad altre 4 persone, tutte risultate poi positive ai test. “Al suo comportamento non trovo alcuna giustificazione logica – ha continuato il figlio del 51enne – Una leggerezza o una sottovalutazione del pericolo al quale stava andando incontro. E pensare che papà all’inizio era molto attento a ogni forma di prevenzione. Ad ogni modo ha sbagliato e questo non si discute”.

Dal racconto di Zaia, che durante una conferenza stampa di fuoco in cui si è detto molto “incazzato” per questo episodio, l’uomo ha continuato a condurre una vita normale pur consapevole della propria positività, svolgendo incontri di lavoro, partecipando a feste e anche a un funerale. Il figlio, però, smentisce: “Non è vero che dopo aver rifiutato il ricovero è tornato alla vita di tutti i giorni come se nulla fosse accaduto. È stato riaccompagnato a casa in ambulanza e dal quel momento è sempre rimasto barricato in camera da letto per quattro giorni. Il primo luglio è peggiorato e, sempre in ambulanza, è stato portato in ospedale”.

In un comunicato, la famiglia spiega che “su quanto successo prima del giorno 28 giugno 2020”, periodo nel quale l’uomo ha effettuato due viaggi in Serbia e Bosnia dove ha contratto il virus da un uomo deceduto mercoledì scorso, “non abbiamo informazioni certe e per tale motivo preferiamo non dire niente. Possiamo invece confermare che è stata attestata la positività al Covid-19 di Lino nella giornata di domenica 28″.

Il figlio conclude poi assicurando che per quanto riguarda la sicurezza all’interno delle aziende di famiglia non esiste alcun rischio: “Le nostre aziende – aggiunge – hanno sempre rispettato tutte le precauzioni e attuato i protocolli anti-Covid in maniera attenta e dettagliata. Non esiste alcun pericolo al riguardo. Ci stiamo attivando per dare un ulteriore messaggio di sicurezza e di certezza che non esiste alcun pericolo ulteriore di contagio, in quanto le persone potenzialmente coinvolte sono tutte in isolamento”.