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Afghanistan, esplosioni in un mercato in Helmand: 23 morti, anche bambini. Governo incolpa i Taliban. Insorti: “È opera di Kabul”

Quello di oggi è solo l'ultimo episodio di una serie ininterrotta che negli ultimi mesi ha di nuovo evidenziato gli enormi limiti del processo di pace nel Paese, iniziato con i colloqui di Doha tra la delegazione politica Taliban e i negoziatori statunitensi guidati da Zalmay Khalilzad. E questo nonostante gli scambi di prigionieri avvenuti tra le due parti in conflitto negli ultimi mesi

Per le modalità di esecuzione, e soprattutto per l’obiettivo colpito, potrebbe sembrare un attentato portato a segno dai gruppi che nel Paese operano sotto il cappello dello Stato Islamico. Ma lo scambio di accuse reciproche tra i vertici Taliban e il governo di Kabul fanno nascere dubbi sui veri responsabili dell’esplosione che nella provincia di Helmand, all’interno di un mercato locale, ha ucciso almeno 23 persone, tra cui dei bambini, ferendone altre 15.

Nelle dichiarazioni rilasciate dall’ufficio del governatore provinciale, nonostante l’attacco non sia stato ancora rivendicato, si dice che l’esplosione è avvenuta nell’area dello Zol Bazar: si tratta, sostengono le autorità, di diversi colpi di mortaio sparati dai miliziani Taliban ai quali è seguito lo scoppio di un’autobomba. Dall’ufficio del governatore, secondo quanto riportato da Tolo News, fanno anche sapere che il tutto è avvenuto nelle vicinanze di un centro abitato, in una zona sotto il controllo delle milizie Taliban, e che l’organizzazione dell’attentato è avvenuta in collaborazione con “terroristi stranieri”. Si precisa poi che tra le vittime ci sono anche due miliziani Taliban.

Ma l’organizzazione guidata dal Mullah Akhundzada respinge le accuse e punta il dito proprio contro le forze governative, colpevoli, a loro dire, di aver autorizzato il bombardamento della zona per colpire dei loro uomini, causando la perdita di decine di civili. Versione, questa, respinta dall’ufficio del governatore nello stesso comunicato. Qari Yusouf Ahmadi, uno dei portavoce dell’organizzazione islamista, ha negato che gli insorti fossero coinvolti nel bombardamento.

Quello di oggi è solo l’ultimo episodio di una serie ininterrotta che negli ultimi mesi ha di nuovo evidenziato gli enormi limiti del processo di pace nel Paese, iniziato con i colloqui di Doha tra la delegazione politica Taliban e i negoziatori statunitensi guidati da Zalmay Khalilzad. Taliban e governo hanno già portato a termine, non senza duri scontri, scambi di prigionieri che hanno coinvolto già migliaia di persone, ma gli attacchi degli insorti alle forze di sicurezza di Kabul e le conseguenti operazioni di quest’ultime non si sono mai veramente fermati, tanto che a metà marzo, poco dopo la firma degli accordi di Doha, gli Stati Uniti hanno condotto nuovi raid aerei contro postazioni Taliban.