Calcio

Prestò la sua voce per un film, ma non sapeva fosse porno: il telecronista Auriemma querela il regista Mario Salieri (che viene assolto)

Il noto giornalista aveva accettato di fingere la telecronaca di una partita di calcio tra gli attori di un film del noto regista hard. Solo anni dopo scoprirà però che si trattava di un film a luci rosse e lo denuncia per diffamazione. Ma il giudice ha ritenuto che non ci fu l’elemento psicologico del ‘dolo’ perché si presentò con il suo nome d’arte e non quello anagrafico

Siate sinceri: chi di voi non ha mai visto un film di Mario Salieri? Per chi non lo sapesse, è uno degli autori e registi più famosi e apprezzati del cinema hard made in Italy, i cui film in versione ‘soft’ hanno fatto le fortune dei palinsesti notturni di Telecapri. Le versioni a luci rosse tuttora vengono vendute in Dvd nelle edicole e sulle bancarelle. Di solito sono film studiati con attenzione nella sceneggiatura, con trame elaborate e gran dispiego di mezzi e scenografie.

Raffaele Auriemma, voce storica delle telecronache ‘del tifoso’ delle partite del Napoli sui canali Premium e ospite semifisso dei palinsesti sportivi di Mediaset, però non sapeva chi fosse Salieri e che genere di pellicole girasse. Lo ha scritto in una querela per diffamazione nella quale ha accusato il regista di averlo ingannato: lo avrebbe convinto a prestare la voce per la telecronaca di una partita di calcio tra gli attori di un suo film, senza però precisargli che sarebbe stata inserita in un porno che sul contratto era stato chiamato Salieri football parte 1, 2 e 3. Il regista-produttore glielo aveva presentato, dice, come “un documentario sul mondo del calcio” da mandare in onda su Sky al quale avrebbe dovuto partecipare anche un ex calciatore coinvolto in un giro di doping. Era il 2005 e Auriemma pattuì un compenso di 500 euro, per il quale emise regolare fattura in cambio di un assegno.

Sei anni dopo, la scoperta casuale che si trattava di un porno il cui Dvd circolava in giro con il nome di Auriemma nella locandina e nei titoli di coda. Di qui la querela e il processo, conclusosi con l’assoluzione di Salieri. Motivazioni della sentenza del giudice unico di Napoli Rossella Tammaro: il regista forse non disse ad Auriemma che si trattava di un porno, ma non ci fu l’elemento psicologico del ‘dolo’ perché si presentò con il suo nome d’arte e non quello anagrafico (Altieri) e gli indicò gli estremi precisi della società di produzione cinematografica “attiva solo nel settore di film di genere erotico-pornografico”. Inoltre, l’incontro tra il regista e il telecronista fu mediato da conoscenti comuni “ben potendo aspettarsi la comunicazione da parte loro di informazioni sull’identità del regista e produttore richiedente la collaborazione”.

L’assoluzione, va detto, è risicata: secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, la vecchia insufficienza di prove. Ma tanto basta a Salieri per annunciare attraverso un comunicato che ora sarà lui a fare azione legale contro Auriemma per chiedere il risarcimento dei danni.